SINTESI DELL’INTERVENTO DEL PROF. ENZO BONORA
L’ultimo studio condotto dall’Università di Verona, in collaborazione con quella di Innsbruck, si è svolto sulla popolazione di Brunico, in provincia di Bolzano, e aveva l’obiettivo di individuare i diabetici che non sapevano di essere malati. Abbiamo misurato loro la glicemia a digiuno e dopo carico orale di glucosio. Ne è emerso che i diabetici sommersi sono moltissimi: addirittura lo stesso numero di quelli noti.
Il risultato riporta in primo piano l’importanza della prevenzione. Le linee guida dicono che se una persona è a rischio dovrebbe misurare la glicemia periodicamente almeno ogni tre anni, soprattutto dopo i quarant’anni. Se poi il rischio è alto (sovrappeso, pressione alta, familiarità, trigliceridi elevati, acido urico alto), l’esame andrebbe eseguito ogni anno e non solo a digiuno ma anche dopo carico orale di glucosio.
L’iperglicemia post prandiale in Italia, infatti, a differenza di quanto accade in altri paesi, è sempre stata considerata importante e le armi a disposizione per combattere il diabete, anche in questo particolare frangente, sono ampie. Ma attenzione: non ci si deve adagiare affidandosi esclusivamente ai farmaci. La dieta intesa come regime alimentare deve essere considerata il cardine della terapia nel diabete. Certo non si può affermare che esistano alimenti miracolosi ma la frutta e più ancora la verdura sono importati, per tenere sotto controllo il livello glicemico nelle fasi più delicate della giornata come appunto quella del dopo pasto.