I FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE
1. L’ipertensione arteriosa, se prolungata, è un fattore precipitante per la formazione di placche aterosclerotiche. L’ipertensione è una patologia molto diffusa: nei paesi industrializzati colpisce il 25% della popolazione, mentre dopo i 65 anni la percentuale sale a più del 30%. Si calcola che in Italia gli ipertesi siano più di 12 milioni: di questi, solo la metà sa di esserlo, mentre soltanto un quarto si cura. La pressione ottimale è quella con parametri al di sotto di 120 e 80. Una pressione fino a 130-85 rientra nella normalità, mentre è ritenuta normalità elevata quella che raggiunge i 139 di sistolica e gli 89 di diastolica. A livelli superiori si parla di ipertensione vera e propria
2. L’alto livello di colesterolo e/o di trigliceridi è solitamente collegato alla qualità della dieta e all’inattività fisica, ma può anche derivare da una predisposizione genetica. Il livello totale del colesterolo nel sangue è il primo e il più importante valore da controllare: meno di 200 mg/dl è il dato desiderabile, tra 200-239 mg/dl è il livello soglia e oltre 240 mg/dl significa rischio alto.
3. L’uso di tabacco: la nicotina è un vasocostrittore e perciò alza la pressione arteriosa, aumentando il lavoro del cuore, ma questo non è che uno degli effetti negativi del fumo.
4. L’inattività fisica: un programma di esercizi e di movimento in genere può prevenire il rischio di malattie cardiovascolari dovuto alla sedentarietà.
5. Dieta povera: non s’intende un’alimentazione scarsa, ma anzi un alimentazione che e’ spesso troppo ricca, di grassi in genere e di colesterolo in particolare. Altri ‘ingredienti’ a rischio sono il cloruro di sodio, facilmente sostituibile con sali a basso contenuto di sodio, e l’alcool.
6. L’obesità e il soprappeso: quando i grassi in eccesso non vengono smaltiti possono costituire un allarme per la circolazione, inoltre un peso eccessivo determina una maggiore sedentarietà.
7. Il diabete: gli adulti affetti da diabete presentano una mortalità annuale del 5.4% (un valore doppio rispetto a quello degli adulti non-diabetici), e la loro aspettativa di vita è ridotta in media di 5-10 anni. Le comlicanze aterosclerotiche spiegano largamente l’eccesso di mortalità nei pazienti diabetici.
8. La predisposizione genetica
Altri fattori secondari, sui quali non si può intervenire, sono:
1. L’età – il rischio è maggiore con l’avanzare degli anni: passati i 35 uno stile di vita sano con un minimo di attività fisica protegge il cuore e, ovviamente, tutto il resto del corpo.
2. Il sesso – il rischio è maggiore per gli uomini, ma tende ad equivalersi tra i sessi una volta trascorsi i 65 anni di età.
3. La razza – per ragioni non ancora del tutto chiarite, gli africani sono meno esposti al rischio di contrarre malattie cardiovascolari