SINTESI DELL’INTERVENTO DI RITA MONETA
Il problema è molto serio tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente affermato (1992) che le malattie reumatiche sono la maggior causa di disabilità e di handicap. In Italia il 27% delle pensioni di invalidità è causato da queste malattie, che però non destano la dovuta attenzione dei responsabili dell’assistenza sanitaria, dei mass media e – poiché si tratta in genere di malattie ad evoluzione lenta e purtroppo cronica – non colpiscono nemmeno l’opinione pubblica. Non esistono, infatti, provvedimenti di legge per la lotta contro le malattie reumatiche ed i centri reumatologici sono relativamente scarsi e mal distribuiti sul territorio nazionale. Il risultato è che i malati arrivano con molto ritardo alle strutture specialistiche, le attese per le visite ed i ricoveri sono molto lunghe e i finanziamenti per la ricerca sono decisamente scarsi in confronto a quanto stanziato per altre patologie. Come ha sottolineato anche di recente l’OMS, è lecito rilevare che il principale ostacolo nella lotta contro le malattie reumatiche sia rappresentato dalla disinformazione. L’ANMAR ha proprio fra i suoi principali obiettivi quello di far conoscere l’entità e la gravità di queste malattie.
Con l’intento di migliorare tale situazione assistenziale e ridurre l’onere che grava sui malati per l’assistenza farmacologia e per le indagini diagnostiche, si prefigge di:
– potenziare la rete assistenziale specialistica;
– rendere gratuiti (collocati in fascia A ed esenti da ticket) i farmaci insostituibili per la cura di alcune affezioni reumatiche infiammatorie, perché ad evoluzione cronica, nonché alcuni farmaci complementari alla somministrazione degli antinfiammatori (gastroprotettori, antiosteoporotici, ecc.) e i farmaci necessari per curare le complicazione oculari ( lacrime artificiali, ecc.);
– consentire la concessione di ausili, necessari per migliorare la qualità di vita dei malati;
– revisionare la tabella dell’invalidità, valutando in modo più consono il danno invalidante che, per essere di tipo evolutivo, si diversifica nettamente da quello determinato da altre patologie.
Dolore, cronicità e limitazione creano spesso nel paziente affetto da artrosi –la malattia di più frequente riscontro- una grave depressione determinata dal convincimento che “tanto non si può fare nulla”.
Anche il medico di base a volte non ascolta il malato, spesso anziano, con l’attenzione dovuta. C’è una sorta di rassegnazione e di passività nei riguardi di questa patologia che occorre sconfiggere: infatti, attuando opportune terapie, si possono evitare quei danni invalidanti che tanto influenzano il decadimento della qualità di vita: farmaci più efficaci, tecniche riabilitative più moderne, interventi chirurgici più opportuni, sono tutti mezzi per poter conseguire risultati soddisfacenti.