mercoledì, 11 settembre 2024
Medinews
1 Marzo 2001

APPELLO DEI PAZIENTI: “UNA LEGGE E AIUTI CONCRETI PER CHI SOFFRE DI MALATTIE OSTEOARTICOLARI”

E’ allarme artrosi anche nei trentenni. E l’OMS lancia la “Bone and Joint decade”

Sono quattro i punti cardinali della lotta all’artrosi messi a punto dall’OMS per i prossimi dieci anni: elevare la soglia di consapevolezza sull’importanza crescente delle malattie osteo-articolari nella società; dar modo ai pazienti di partecipare attivamente alla cura; promuovere trattamenti e misure preventive di costo-efficacia; migliorare la conoscenza, le terapie e la prevenzione delle malattie osteo-articolari. “Questa “rivoluzione” culturale – prosegue Marcolongo – non è però ancora abbastanza diffusa in Italia, anche se si sta affermando un concetto nuovo: la necessità di compiere tutti i tentativi possibili per prevenire e curare l’artrosi, eseguendo screening ad una età in cui il progresso della malattia sia ancora arrestabile. Del resto per combattere una malattia di massa ci vogliono strumenti organizzativo-politici più che scientifici, un’opera di informazione a livello della popolazione e dei mass-media per far sì che i pazienti accedano precocemente ai centri specialistici. Il nemico da battere, che porta al fallimento di qualsiasi terapia e di tutto il programma della decade dell’OMS, è l’atteggiamento rinunciatario o l’ignoranza nei confronti della malattia”.
In un contesto dove il counselling e la prevenzione diventano quindi fondamentali, l’OMS ritiene prioritario il ruolo del medico di famiglia. Medico di famiglia che in Italia, su 25 visite giornaliere, in almeno 9 casi viene contattato per problemi di artrosi, malattia che porta il paziente ad accedere allo studio 4 – 5 volte più frequentemente rispetto alla media. “Sia per l’artrosi che per altre patologie croniche – sostiene Augusto Zaninelli, medico di famiglia della Società Italiana di Medicina Generale – il confronto e il rapporto con questi pazienti riveste un’importanza ancor più determinante rispetto alla media generale degli assistiti, da un lato per gli aspetti clinici propriamente detti e dall’altro per le implicazioni di tipo psicologico e sociale. Per quanto riguarda la clinica, una conoscenza dettagliata sulle caratteristiche del paziente è di notevole aiuto nello sviluppo del procedimento diagnostico. Basti pensare, infatti, quanto sia utile conoscere l’anamnesi, sia personale, che patologica, famigliare, lavorativa e come queste informazioni permettano di orientarsi anche nel definire una strategia terapeutica”.
Come si vede, si tratta dunque di un problema molto serio. “In Italia l’artrosi è causa del 27% delle pensioni di invalidità – sostiene Rita Moneta, segretaria dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR) – ma non desta, a tutt’oggi, la dovuta attenzione dei responsabili dell’assistenza sanitaria, dei mezzi di comunicazione e della stessa opinione pubblica. La mancanza di centri specializzati costringe i malati ad arrivare con molto ritardo alle strutture, le attese per le visite ed i ricoveri sono molto lunghi e i finanziamenti per la ricerca decisamente scarsi in confronto a quanto stanziato per altre patologie. C’è insomma – conclude Moneta – una sorta di rassegnazione e di passività nei riguardi di questa patologia che occorre sconfiggere.” In che modo? Attuando in tempo utile tutte le strategie che hanno mostrato di essere in grado di evitare danni invalidanti: farmaci più efficaci, tecniche riabilitative più moderne, interventi chirurgici più mirati. “Occorre – conclude Moneta – sia potenziare la rete assistenziale specialistica, sia rendere gratuiti (collocati in fascia A ed esenti da ticket) farmaci insostituibili per la cura di alcune affezioni reumatiche”.
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