SCIENZA E COSCIENZA
Successivamente la SIMG elaborò una visione dello sviluppo professionale continuo che includeva l’informatica intesa come strumento integrato di supporto alla buona pratica clinica, le competenza di Management e per ultimo la Ricerca.
Questo percorso e questi obbiettivi abbiamo cercato di raggiungere nel corso di un processo che nel 2002 avrà compiuto i vent’anni di vita.
In questo periodo, tutti insieme, abbiamo creato Scuole, strutture finalizzate alla elaborazione dell’informatica, associazioni di Ricerca, ed il tutto è avvenuto con progressività, secondo un disegno spesso improvvisato, ma che in una visione di scenario, retrospettiva appare lungimirante e sistematico.
Abbiamo, in altre parole, pur con mille errori e imperfezioni, affrontato i problemi secondo il loro valore e interesse prioritario e abbiamo cercato di dare loro soluzione attraverso gli strumenti che apparivano più adeguati e percorribili per raggiungere l’obiettivo.
In questo sta, a mio parere, lo straordinario valore aggiunto che la SIMG ha creato in questi anni, riversandolo interamente sui soci e sulla Medicina Generale intera.
Che queste scelte fossero lungimiranti lo dimostra il fatto che le modalità formative, la forma di Scuola, la Formazione Continua organizzata con il modello a ricaduta, le Scuole per animatori, i Master Centrali ed i corsi brevi periferici – introdotti dalla SIMG in Italia diciotto anni fa – sono oggi presi a modello e replicati, apparentemente senza cambiamenti, da molte associazioni mediche che seppure tardivamente cominciano a ripercorrere un cammino da noi segnato.
Al contrario, nel settore della ricerca che era prerogativa di piccoli gruppi, abbiamo sempre ribadito il concetto che l’avremmo realizzata solo quando fosse giunta la maturità e la pienezza dei tempi della Ricerca. E se i gruppetti italiani di avanguardia hanno il merito di aver tenuto acceso e vivo il dibattito sulla ricerca in medicina generale, noi abbiamo il merito di aver creato Health Search come l’Istituto di ricerca della Medicina Generale e di aver avviato – con l’Istituto San Raffaele di Roma – la costruzione del primo grande Centro Nazionale per la Ricerca in Medicina Generale.
A questo Centro si stanno avvicinando numerose altre Associazioni Scientifiche specialistiche (quali la Società Italiana di Farmacologia) che costruiranno insieme a noi un percorso, un metodo, una prammatica della ricerca.
Sto dunque celebrando la nostra storia, senza pudore e senza falsa umiltà, poiché la celebrazione senza vanagloria serve a ricordare a noi stessi, alla comunità denominata SIMG, il significato e il valore del proprio lavoro, rassicurando, consolidando le realizzazioni, mostrando gli obiettivi del futuro.
Ciò che abbiamo realizzato rafforza il nostro orgoglio e ci stimola ad intraprendere con nuovo vigore il cammino dei prossimi anni.
Per raggiungere nuovi obbiettivi è ormai chiaro che occorrono nuove risorse e nuove idee. Ma occorreranno anche nuovi modi organizzativi!
Innanzitutto dobbiamo adeguarci alla nostra missione associativa primaria: siamo una società scientifica e la nostra organizzazione è troppo burocratica. Dobbiamo ovviare una volta per tutte all’inconveniente legato alle strutture in cui chi dirige non è sempre il migliore, il più capace scientificamente, il miglior organizzatore; succede spesso che sia solo quello che riesce ad organizzare intorno a se consenso.
Il consenso, che è la base del vivere civile democratico, può peraltro essere usato non a favore della Società, ma per nuocerle, usando come misura di riferimento il numero (magari ottenuto con operazioni estemporanee di massa) e non la qualità. Abbiamo pertanto avuto mandato dall’Assemblea, e completeremo tra poco l’opera, di costruire un nuovo Statuto che sappia dare il giusto peso al valore professionale oltre che al consenso ed alla delega.
Poiché nel mondo della medicina nessuno è al centro del sistema eccetto la persona, dobbiamo costruire un sistema di collaborazione interprofessionale con tutte le professioni mediche, costruendo i modelli interattivi di condivisione delle cure.
In tal modo arriveremo progressivamente a rinsaldare la collaborazione, a definire con precisione il ruolo di ciascuno all’interno del processo di cura, a perfezionare la competenza clinica.
Dobbiamo creare una rete di ricerca di altissimo livello. In questi mesi alcune Aziende Farmaceutiche ben identificate stanno usando il tema della ricerca farmaceutica come spunto per corsi di formazione, d’intesa con Associazioni mediche e sindacati. È bene che tutti sappiano riconoscere in tali corsi un’aperta e smaccata operazione di marketing tesa a preparare i Medici Generali alla ricerca di Fase IV, postmarketing.
La ricerca di fase III, quella preregistrazione, ha bisogno infatti di pochi medici, non più di qualche centinaio, ai quali serve non tanto una formazione teorica quanto una modellistica di network e la disponibilità di strutture complesse e sofisticate. Serve infine appropriarsi di un metodo e di una prassi di ricerca rigorosi che diano garanzia di qualità e di efficacia.
Abbiamo stimato infatti che nel 2002 i medici italiani saranno coinvolti al massimo in una o due ricerche di Fase IIIa con altrettanti farmaci. A chi servono allora le migliaia di medici coinvolti nei corsi di ricerca Farmaceutica? E perché non si dice loro cosa raccontano i responsabili dei centri Ricerca delle Aziende Farmaceutiche (Case madri, non Italia) e cioè che non intendono affidare farmaci da sperimentare ai medici generali a causa dei risultati scadenti ottenuti finora da medici impreparati, sprovvisti di strutture adeguate,di sistemi informativi potenti, di personale addestrato e di un rigore metodologico assoluto?
Il monumentale progetto ECM del Ministero della Salute ha partorito di recente il suo topolino. A fronte di una proposta delle Società Scientifiche Italiane, promossa inizialmente dalla SIMG, di creare percorsi di eccellenza che portassero tutti i medici Italiani all’accreditamento internazionale attraverso lo sviluppo professionale continuo, abbiamo in risposta un modello stitico, diluito in cinque anni e privo in gran parte delle caratteristiche che dovrebbero essere garantite ad una buona Formazione Medica. Se questo gigantesco lavoro di preparazione ha partorito solo questo, noi dichiariamo il nostro profondo disaccordo. Seguano i medici italiani per necessità i dettati del progetto ECM del Ministero: noi nel contempo chiamiamo a raccolta tutta la professione medica, le società scientifiche, i singoli medici di questo Paese perché costruiscano altri modelli, altre strutture con altre prospettive di qualità.
Non ci appiattiremo su progetti mediocri poiché abbiamo un prestigio professionale, un decoro ed un orgoglio da difendere.
Sono in molti a chiedersi dove si giocheranno nel futuro alcune partite cruciali per la professione, dove si prenderanno decisioni importanti per l’esercizio professionale, quali la formazione, la ricerca, le modalità organizzative del lavoro. Si chiedono se qualcuno, ad esempio il Ministro Sirchia e l’autorità sanitaria regionale, vorranno coinvolgere le Società scientifiche nelle loro decisioni.
C’è chi sostiene che ogni decisione debba essere presa al tavolo sindacale, incluse quelle che ricadono sotto la nostra competenza, la nostra storia, la nostra tradizione. Altri sostengono che essendo superata la tradizionale forma di “sindacato” i vecchi sindacati medici debbano trasformarsi in Società professionali e anche scientifiche
In tal caso chiederemo ai sindacati di rappresentarci con le stesse garanzie di tutela del nostro pensiero e delle nostre azioni che, immagino, userebbero per le loro società scientifiche interne.
Qualora nessuno intendesse rappresentare il nostro punto di vista ed i nostri interessi , dovremo trovare allora soluzioni alternative, sempre rispettose della nostra scelta, mai rinnegabile, di operare nel settore della scienza, della promozione della cultura, dell’eccellenza e della competenza clinica.
Si sappia che per raggiungere tali obbiettivi non lasceremo nulla di intentato!