LE TECNICHE DIAGNOSTICHE D’IMMAGINE
La coronarografia o arteriografia delle arterie coronarie è un esame radiografico eseguito dopo aver iniettato un mezzo di contrasto. Fu realizzato per la prima volta in Francia nel 1969. Mediante l’introduzione, in anestesia locale, di sottili cateteri nelle arterie coronariche solitamente attraverso l’arteria femorale, permette di visualizzare la stenosi (restringimento) coronarica e di proporre un trattamento, che può essere propriamente chirurgico (bypass) oppure interventistico (angioplastica o dilatazione). Il primo intervento di angioplastica coronarica fu effettuato nel 1977 e lo realizzò il dottor Andréas Grüntzig. Da allora si è verificata una sua continua affermazione sino ad oggi, quando l’angioplastica coronarica viene praticata circa nei ¾ dei casi di rivascolarizzazione miocardica, mentre per il quarto restante si tratta di operazioni di bypass effettuate nel corso di interventi chirurgici. Negli ultimi anni sono state approntati dei miglioramenti a questa tecnica; grazie all’uso dei computer si possono monitorare una serie di immagini in rapida successione (angiografia digitale per sottrazione). I rischi dell’angiografia sono piuttosto diffusi ma non gravi e riguardano le complicazioni a livello dell’arteria femorale quali ematomi o dissezione arteriosa.
L’elettrocardiogramma (ECG)
Il principio del suo funzionamento rimane inalterato da circa un secolo: è stato infatti inventato nel 1901 dallo scienziato olandese Willelm Einthoven. Dieci elettrodi (6 sul torace e 4 sulle estremità di braccia e gambe) sono in grado di captare le deboli correnti elettriche provenienti dal cuore e di registrarle su un rullo di carta che scorre a velocità costante. L’ECG serve a individuare le eventuali anomalie nella conduzione elettrica: le aritmie, anzitutto, ma anche a fornire informazioni su un’eventuale ipertrofia o ischemia cardiache. Si può eseguire sotto sforzo (test ergometrico) e, per registrare anche le debolissime correnti relative alle aritmie maligne, viene collegato al computer (ECG signal averaged).
L’ecocardiografia (DOPPLER)
L’ecocardiografia, come tutte le ecografie, utilizza gli ultrasuoni per visualizzare le strutture del cuore. Inventata 25 anni fa si è arricchita di numerosi accorgimenti, in particolare quello che sfrutta una proprietà fisica caratteristica delle onde sonore chiamata “effetto Doppler”. L’ecocardiogramma Doppler serve a visualizzare la velocità e la direzione del flusso sanguigno all’interno del cuore. Ciò rende questo esame insostituibile quando si sospettano delle anomalie nel funzionamento delle valvole cardiache che regolano il flusso del sangue nel cuore. L’”ecostress” è la variante dell’ecocardiografia eseguita sotto uno stress provocato da uno sforzo o dalla somministrazione di un farmaco e serve a valutare la funzionalità delle coronarie.
L’ecocardiografia transesofagea
È una decina d’anni che questa tecnica (invasiva) viene impiegata di routine. Questo perché la sonda che emette gli ultrasuoni e che viene introdotta nell’esofago, a contatto con il cuore, permette di ottenere delle immagini di una qualità nettamente superiore a quella di qualunque altra tecnica utilizzata attraverso la parete toracica. È insostituibile quando si debba monitorare il funzionamento delle valvole cardiache in seguito a una operazione sulle stesse, ed è utilizzata in genere quando il risultato ecocardiografico tradizionale non è sufficientemente chiaro.