giovedì, 3 ottobre 2024
Medinews
19 Gennaio 2000

TUMORE AL SENO: UN PROBLEMA SOCIALE E UMANO

Continuano gli appuntamenti di sensibilizzazione su tutto il territorio nazionale
Ad Ascoli Piceno il secondo dei tre incontri organizzati da Europa Donna
per fare il punto su una malattia che ogni anno colpisce 31.000 persone

Secondo le proiezioni degli esperti oggi una donna su nove ha un’altissima probabilità di sviluppare nel corso della sua vita un tumore alla mammella e in Italia il cancro al seno è a tutt’oggi la malattia tumorale più temibile per il sesso femminile e la prima causa di morte nella fascia d’età tra i 35 e i 44 anni. Si calcola che in Italia siano oltre 31.000 le donne che ogni anno si ammalano di questa neoplasia e ben 11.000 ne muoiano. Fortunatamente oggi per curare il cancro al seno sono disponibili protocolli terapeutici che permettono di personalizzare la terapia e di ottenere risultati sempre più soddisfacenti, riducendo al minimo le umilianti mutilazioni che ancora pochi anni fa condizionavano drammaticamente la vita sociale e affettiva delle persone operate. Attualmente sono a disposizione tecniche chirurgiche evolute, chemioterapia, radioterapia e cure farmacologiche che concorrono a migliorare i risultati di sopravvivenza. A cinque anni dall’intervento, il 65% delle pazienti viene considerata guarita, ma se la neoplasia operata è inferiore ai 2 cm. di diametro e i linfonodi sono liberi, la percentuale di guarigione sfiora il 90%.
L’arma migliore contro il tumore rimane però la diagnosi precoce. Ed è proprio questo uno degli obiettivi per cui si batte Europa Donna e sulla cui realizzazione ha deciso di aprire un dialogo con le realtà locali, il mondo medico, il mondo politico e i cittadini. Infatti, malgrado le linee guida diramate nel giugno del ’96 dalla Commissione Oncologica Nazionale riconoscano alla diagnosi precoce del tumore al seno un ruolo fondamentale per ottenere interventi chirurgici meno invasivi, migliore qualità della vita e tassi di sopravvivenza più elevati, a tutt’oggi risulta insufficiente anche lo screening nella popolazione a rischio. I programmi di intervento coprono solo il 6% delle donne interessate. Per contro, i trial clinici hanno evidenziato che lo screening del seno tramite la mammografia, nelle donne con età superiore ai 50 anni, riduce i casi di mortalità del 20-40%. La sopravvivenza dopo la diagnosi e il trattamento sono inoltre direttamente legati allo stadio della malattia e al momento della diagnosi: il 70-80% delle identificazioni dei casi di cancro durante lo screening potrebbe avere una buona prognosi.
La parola d’ordine è dunque prevenzione. Non è un caso quindi che tra le priorità per l’anno 2000 l’Azienda sanitaria 13 di Ascoli Piceno sia stato inserito un piano di screening del carcinoma mammario. Il piano, che interessa oltre 14.500 donne tra i 50 e i 69 anni residenti nella città marchigiana, intende raggiungerne in questa prima fase almeno il 40% della cosiddetta popolazione bersaglio e che almeno la metà di questa aderisca al test.
Sulle strategie di prevenzione si concentrerà l’impegno di Europa Donna e delle parlamentari anche in quest’incontro marchigiano, dove hanno portato il loro contributo, tra gli altri, Francesca Merzagora, (presidente Europa Donna); Gian Paolo De Rubeis (Chirurgia Oncologica Osp. San Salvatore dell’Aquila); Nicola Battelli (Oncologia medica Azienda Ospedaliera Torrette di Ancona); Aurora Ferrini (Associazione Noi Come Prima, FADOS di Castelferretti); Maria Rita Cuccuini (Andos di Terni); Paola Mosconi (Istituto Mario Negri, delegata europea di Europa Donna). Alla mattinata di studi hanno aderito il sindaco di Ascoli, Piero Celani, il vice presidente del Senato, Ersilia Salvato, il sottosegretario al ministero della Sanità, Monica Bettoni, il presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, Marida Bolognesi e il sen. Antonio Tomassini, responsabile sanità di Forza Italia.
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