giovedì, 7 dicembre 2023
Medinews
27 Luglio 2012

VEMURAFENIB MIGLIORA LA SOPRAVVIVENZA NEL MELANOMA CON MUTAZIONE BRAF V600E

Studi clinici di fase 1 e 2 con vemurafenib (PLX4032), un inibitore della chinasi BRAF, hanno mostrato tassi di risposta superiori al 50% in pazienti con melanoma metastatico con mutazione BRAF V600E. I ricercatori dello studio randomizzato di fase 3, BRIM-3, hanno messo a confronto vemurafenib (960 mg 2 volte al giorno, per via orale) con dacarbazina (1000 mg/m2 di superficie corporea, per via endovenosa ogni 3 settimane) in 675 pazienti con melanoma metastatico e mutazione BRAF V600E, mai trattato precedentemente. Endpoint co-primari erano i tassi di sopravvivenza globale e di sopravvivenza libera da progressione; endpoint secondari includevano il tasso di risposta, la durata della risposta e la sicurezza. Sono state programmate un’analisi finale dopo 196 decessi e un’analisi ad interim dopo 98 decessi. A distanza di 6 mesi, la sopravvivenza globale è risultata dell’84% (intervallo di confidenza [IC] 95%: 78 – 89) nel gruppo trattato con vemurafenib e del 64% (IC 95%: 56 – 73) nel gruppo di dacarbazina. Nell’analisi ad interim di sopravvivenza globale e nell’analisi finale di sopravvivenza libera da progressione, vemurafenib è stato associato a una riduzione relativa del 63% del rischio di morte e del 74% del rischio di morte o progressione della malattia, rispetto a dacarbazina (p < 0,001 per entrambe le comparazioni). Dopo revisione dell’analisi ad interim da parte di un ‘data and safety monitoring board’ indipendente, è stato raccomandato il passaggio (‘crossover’) dei pazienti in trattamento con dacarbazina a vemurafenib. Nello studio pubblicato sulla rivista New England Journal of Medicine, i tassi di risposta sono risultati del 48% con vemurafenib e del 5% con dacarbazina. Eventi avversi frequenti, associati a vemurafenib, erano artralgia, rash cutaneo, fatigue, alopecia, cheratoacantoma o carcinoma a cellule squamose, fotosensibilità, nausea e diarrea e il 38% dei pazienti ha richiesto modificazione della dose a causa degli effetti tossici. In conclusione, vemurafenib ha migliorato i tassi di sopravvivenza globale e libera da progressione nei pazienti con melanoma portatori di mutazione BRAF V600E, non trattati precedentemente.

Improved survival with vemurafenib in melanoma with BRAF V600E mutation. New England Journal of Medicine 2011 Jun 30;364(26):2507
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