sabato, 23 settembre 2023
Medinews
10 Novembre 2015

TRATTAMENTO LOCOREGIONALE VS NESSUNA TERAPIA PER I TUMORI PRIMARI NEL CANCRO METASTATICO DELLA MAMMELLA: STUDIO RANDOMIZZATO, CONTROLLATO, IN APERTO

Il ruolo del trattamento locoregionale nelle donne con carcinoma metastatico della mammella alla diagnosi non è chiaro. L’evidenza preclinica suggerisce che tale trattamento potrebbe favorire la diffusione della malattia metastatica, mentre molte analisi retrospettive in coorti cliniche hanno suggerito un effetto favorevole dello stesso trattamento. I ricercatori del Tata Memorial Centre di Mumbai in India hanno confrontato l’effetto del trattamento locoregionale vs nessuna terapia sugli ‘outcome’ di donne con tumore mammario metastatico alla diagnosi. In questo studio randomizzato, controllato, in aperto, pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology (leggi abstract), gli autori hanno arruolato pazienti precedentemente non trattate (di età ≤ 65 anni, con stima dell’aspettativa di vita residua di almeno un anno) che hanno ricevuto diagnosi di carcinoma mammario metastatico de novo al Tata Memorial Centre. Le pazienti sono state randomizzate (1:1) al trattamento locoregionale diretto al tumore mammario primario e ai linfonodi ascellari o a nessuna terapia locale, utilizzando una sequenza di randomizzazione a blocchi generata da computer (dimensioni blocco, 4). La randomizzazione è stata stratificata per sito delle metastasi a distanza, per numero delle lesioni metastatiche e per stato dei recettori ormonali. Le pazienti con tumore mammario primario operabile che potevano essere trattate con terapia endocrina sono state randomizzate ‘upfront’, mentre quelle con tumore primario non resecabile sono state avviate alla chemioterapia prima della randomizzazione. In quest’ultimo gruppo, i ricercatori hanno randomizzato le pazienti che avevano mostrato una risposta tumorale obiettiva dopo 6-8 cicli di chemioterapia. Endpoint primario era la sopravvivenza globale analizzata nella popolazione ‘intention-to-treat’. I risultati dello studio indicano che, tra il 7 febbraio 2005 e il 18 gennaio 2013, in totale sono state randomizzate 350 delle 716 pazienti che hanno ricevuto diagnosi di tumore mammario metastatico de novo: 173 al trattamento locoregionale vs 177 (non trattate localmente). Al cut-off dei dati, il 1 novembre 2013, il follow-up mediano è risultato di 23 mesi (IQR: 12.2 – 38.7) con 235 decessi totali (trattamento locoregionale, n = 118; nessuna terapia, n = 117). La sopravvivenza globale mediana è stata di 19.2 mesi (IC 95%: 15.98 – 22.46) nel gruppo sottoposto a trattamento locoregionale e di 20.5 mesi (IC 95%: 16.96 – 23.98) in quello non trattato (HR 1.04, IC 95%: 0.81- 1.34; p = 0.79) e la corrispondente sopravvivenza globale a 2 anni era pari rispettivamente al 41.9% (IC 95%: 33.9 – 49.7) vs 43.0% (IC 95%: 35.2 – 50.8). Il solo evento avverso osservato era un’infezione della ferita chirurgica in una paziente inclusa nel gruppo di trattamento locoregionale. In conclusione, non esiste evidenza che suggerisca che il trattamento locoregionale del tumore primario possa influenzare la sopravvivenza globale nelle pazienti con tumore mammario metastatico alla diagnosi che hanno risposto alla chemioterapia ‘front-line’ e, quindi, per gli autori questa procedura non dovrebbe far parte della pratica clinica.
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