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Medinews
4 Novembre 2016

T-DM1 Activity in Metastatic Human Epidermal Growth Factor Receptor 2-Positive Breast Cancers That Received Prior Therapy With Trastuzumab and Pertuzumab

Ado-trastuzumab emtansine (T-DM1) is currently approved for treatment in patients with human epidermal growth factor receptor 2 (HER2)–positive, metastatic breast cancer (MBC) who previously received trastuzumab and a taxane. However, there are no data on the activity of T-DM1 in patients who received prior pertuzumab, which is now included as standard first-line therapy. The goal of this study was to assess the efficacy of T-DM1 in routine clinical practice in a contemporary patient population that received both prior trastuzumab and pertuzumab. We identified all patients with … (leggi tutto)

Il T-DM1 è stato approvato dall’EMA nel settembre 2013 per pazienti con malattia metastatica HER2-positiva, precedentemente esposte a taxano e trastuzumab (in combinazione o separatamente), e la cui malattia sia progredita durante o entro 6 mesi da un trattamento adiuvante con trastuzumab oppure durante trastuzumab per il trattamento per la malattia metastatica o localmente avanzata inoperabile. In Italia, il T-DM1, ha ottenuto la rimborsabilità da AIFA a settembre 2014.
L’approvazione EMA si basa sui risultati dello studio randomizzato di fase III EMILIA (Verma S et al, NEJM 2012; 367:1783-91), che ha paragonato la combinazione di lapatinib e capecitabina con trastuzumab-DM1 (T-DM1) in donne con malattia metastatica precedentemente trattate con trastuzumab e taxani, arruolando sia pazienti in prima linea metastatica la cui ricaduta era avvenuta durante o entro 6 mesi da un trattamento adiuvante con trastuzumab, sia pazienti in seconda o ulteriore linea metastatica dopo fallimento di un trattamento anti HER2, a patto che non avessero mai ricevuto lapatinib e/o capecitabina in precedenza. Rispetto alla combinazione lapatinib e capecitabina, il T-DM1 ha comportato un aumento delle risposte obiettive, del tempo mediano di PFS (9,6 mesi vs 6,4 mesi; HR = 0,65; IC 95%: 0,55-0,77; p < 0,001) e della sopravvivenza globale mediana (30,9 mesi vs 25,1 mesi; HR = 0,68; IC 95%: 0,55-0,85; p < 0,001), associandosi ad una minore incidenza di effetti collaterali di grado 3 e 4 (41% vs 57%).
Con l’approvazione di pertuzumab nella prima linea metastatica, ci si trova nella pratica clinica di fronte a pazienti che, alla progressione, vengono trattate con T-DM1 senza avere a disposizione alcun dato di letteratura.
In questo studio retrospettivo di Dzimitrowicz H et al, è stata valutata l’efficacia del T-DM1 nella pratica clinica in 82 pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo precedentemente trattate con pertuzumab (marzo 2013-luglio 2015). Per valutare il beneficio clinico nella pratica clinica, gli Autori hanno valutato il tasso di risposte tumorali (tumor response:TR, che indica la risposta clinica o di imaging riportata dal clinico) e la durata della terapia, che riflette l’utilità della terapia e che rappresenta un’approssimazione della PFS o del TTF (utilizzati negli studi clinici), in quanto gli oncologi usualmente continuano la terapia fino a progressione o a tossicità inaccettabile.
Il 30% circa delle pazienti aveva ricevuto trastuzumab adiuvante; il 96% aveva ricevuto trastuzumab, il 96% il pertuzumab e l’88% un taxano in fase metastatica. Il 32% delle pazienti ha ricevuto T-DM1 in prima-seconda linea e il 48% in quarta linea ed oltre.
Nelle 78 pazienti valutabili per l’analisi di outcome, il tasso di risposta tumorale con T-DM1 è stato del 17,9% ed una durata prolungata della terapia ≥ 6 mesi è stata riportata in un terzo delle pazienti (30,8%; con 6 pazienti che hanno ricevuto il trattamento ≥ 12 mesi). La durata mediana della terapia è stata di 4 mesi (range: 0-22,5 mesi), con una buona tolleranza al trattamento.
I risultati descritti con T-DM1 in queste pazienti pretrattate in fase metastatica con pertuzumab sono rassicuranti, nonostante siano i primi risultati disponibili in questo tipo di popolazione e provengano dal ‘real life’. Altri dati deriveranno da alcuni studi clinici prospettici in corso
.
Devono essere riportate tuttavia altre due osservazioni.
La prima è relativa al fatto che la valutazione degli outcome delle pazienti trattate con T-DM1 nella pratica clinica “limita” sicuramente i confronti con i risultati dei trial clinici, nei quali il tasso di risposte obiettive e la PFS vengono valutati usando i criteri RECIST. Oltre a ciò, va tenuto presente che nell’EMILIA trial erano differenti le caratteristiche delle pazienti arruolate.
Un’altra osservazione molto interessante è relativa all’elevato tasso di pazienti con malattia metastatica HER2-positiva alla diagnosi riportato nello studio, pari al 44%, notevolmente superiore al 5-10% delle casistiche non selezionate per stato di HER2, ma anche al 31% di una casistica retrospettiva di carcinomi mammari selezionati per positività di HER2 ( Murthy RK et al,Cancer 2014; 120:1932-38). Questo elevato tasso di stadio IV alla diagnosi riportato da Dzimitrowicz potrebbe riflettere un cambiamento nella popolazione di pazienti metastatiche HER2-positive, ove l’efficacia dei trattamenti adiuvanti con trastuzumab e pertuzumab riduce significativamente il tasso di riprese delle forme in stadio I-III con conseguente aumento dei casi stadio IV alla diagnosi rispetto ai casi con ripresa metastatica.
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