Cytoreductive nephrectomy has been the standard of care in metastatic renal-cell carcinoma for 20 years, supported by randomized trials and large, retrospective studies. However, the efficacy of targeted therapies has challenged this standard. We assessed the role of nephrectomy in patients with metastatic renal-cell carcinoma who were receiving targeted therapies. Methods In this phase 3 trial, we randomly assigned, in a 1:1 ratio, patients with confirmed … (leggi tutto)
Al congresso ASCO 2018 sono stati presentati, e contemporaneamente pubblicati sul NEJM, i risultati dello studio CARMENA, studio randomizzato di fase 3 volto a definire il ruolo della nefrectomia citoriduttiva in pazienti affetti da carcinoma renale a cellule chiare metastatico trattati con sunitinib. 450 pazienti affetti da carcinoma a cellule chiare renali metastatico a rischio intermedio o poor sono stati randomizzati 1:1 ad intervento di nefrectomia seguito da terapia con sunitinib (50 mg al giorno con schedula 4:6) versus la sola terapia con sunitinib. Il trattamento con il solo sunitinib è risultato non inferiore rispetto alla nefrectomia seguita da sunitinib, con una sopravvivenza mediana di 18.4 vs 13.9 mesi nei due bracci. Non sono state dimostrate differenze significative nemmeno in termini di sopravvivenza libera da progressione e tasso di risposte obiettive.Si tratta di uno studio practice-changing, i cui risultati contrastano con quelli dei precedenti studi retrospettivi, che avevano dimostrato un vantaggio in OS a favore della nefrectomia prima della terapia sistemica con IFN-α versus la sola terapia con IFN-α. Il poter evitare un atto chirurgico non necessario elimina per il paziente inutili rischi di mortalità, morbidità e ritardo nell’inizio di una terapia sistemica efficace. Un limite di questo studio è sicuramente legato al modello prognostico utilizzato che ormai risulta sorpassato dal sistema prognostico di Heng. Inoltre l’esclusione, a discrezione dell’investigatore, dei pazienti con basso tumor burden potrebbe essere considerato come un potenziale bias, e ciò potrebbe avere contribuito all’elevata percentuale di pazienti poor prognosis e alla breve OS.