Roma, 9 giugno – Il mancato rinnovo del contratto di lavoro per i dipendenti della sanità privata, scaduto a dicembre 2005, produrrà un effetto sostanziale sulla busta paga dei 120 mila lavoratori. Uno studio di Ugl sanità, con elaborazione dei dati Istat, mette in evidenza che “per l’effetto combinato della perdita del potere di acquisto (71 euro in meno) e del mancato recupero dell’inflazione (70 euro in meno), per ogni 1.000 euro di retribuzione netta mensile a oggi la perdita secca è di 141 euro al mese, in pratica uno stipendio in meno all’anno”. “Si tratta – sottolinea in una nota Paolo Capone, segretario nazionale Ugl sanità – di una situazione oggettivamente insostenibile, anche perché stiamo parlando di lavoratori che percepiscono redditi medio-bassi, per i quali ricevere uno stipendio mensile in meno ogni anno incide in modo significativo sulla vita e sulla famiglia”. Per rimediare a questa situazione, la Ugl sanità ha chiesto al ministero del Welfare di aprire un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, le associazioni dei datori di lavoro e le Regioni. “È inaccettabile – aggiunge Capone – che ancora una volta siano i lavoratori a pagare le inefficienze del sistema sanitario. Chiediamo alle Regioni – conclude – di vincolare la concessione dell’accreditamento alle strutture sanitarie private al rinnovo dei contratti di lavoro scaduti del settore”.
SIEnews – Numero 11 – 11 giugno 2009