Although programmed death (PD)-1 pathway inhibitors are now used in nearly all patients with advanced non-small-cell lung cancer (NSCLC), the large number of patients with NSCLC and concurrent autoimmune disease (AID) have been universally excluded from immunotherapy clinical trials. Therefore, the safety of PD-1 and PD-ligand 1 (PD-L1) inhibitors in patients with NSCLC and underlying AID is currently unknown. As part of a multi-institutional effort, we retrospectively … (leggi tutto)
L’analisi retrospettiva pubblicata da Leonardi e colleghi sul Journal of Clinical Oncology, basata sulla descrizione dell’outcome di 56 pazienti con tumore del polmone, che erano affetti da una concomitante patologia autoimmune e che sono stati trattati con immunoterapia, ha indubbiamente il merito di portare all’attenzione della comunità scientifica un problema clinico legato all’esclusione di tali pazienti da tutti gli studi registrativi che hanno dimostrato l’efficacia dell’immunoterapia.Come regolarsi in questi pazienti? Escluderli prudentemente dal trattamento immunoterapico, correndo il rischio di negar loro una chance terapeutica potenzialmente molto efficace, o al contrario trattarli, esponendoli però al rischio di una tossicità inaccettabile?
Leonardi e colleghi commentano i risultati presentati con un messaggio essenzialmente rassicurante, sottolineando che la presenza di una patologia autoimmune non rappresenta una controindicazione assoluta all’immunoterapia: nella loro serie di pazienti, l’esacerbazione della patologia autoimmune e gli eventi avversi erano limitati a una proporzione contenuta dei casi, raramente severi e spesso compatibili con una prosecuzione del trattamento. Va detto però che una casistica retrospettiva e intrinsecamente affetta da bias di selezione non risponde in maniera definitiva all’importante quesito clinico.
Una recente revisione sistematica pubblicata su Annals of Internal Medicine ha sottolineato che la tollerabilità del trattamento immunoterapico in pazienti con patologia autoimmune è complessivamente buona, ma che gli eventi avversi possono essere clinicamente importanti, e sono stati segnalati eventi avversi anche letali (Abdel-Wahab N, et al. Use of Immune Checkpoint Inhibitors in the Treatment of Patients With Cancer and Preexisting Autoimmune Disease: A Systematic Review. Ann Intern Med 2018 Jan 16;168(2):121. doi: 10.7326/M17-2073). In quella pubblicazione, gli autori ribadivano l’importanza di condurre studi prospettici per meglio definire il rapporto rischio / beneficio dell’immunoterapia in questa popolazione di pazienti.