Il nuovo agente target mostra attività anti-tumorale nella terapia di prima linea, tuttavia il profilo di sicurezza richiede uno stretto monitoraggio dei pazienti
Regorafenib inibisce i recettori 1, 2 e 3 di VEGF e i recettori di PDGF, come molti altri inibitori tirosin-chinasici anti-angiogenici approvati per il trattamento del tumore renale avanzato. Regorafenib inibisce anche altre chinasi angiogeniche potenzialmente importanti, come TIE2, la cui attivazione si pensa sia importante in meccanismi di fuga del tumore. Lo studio di fase 2, aperto, non randomizzato, coordinato dai ricercatori del Cambridge University Health Partners in Gran Bretagna e pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology (leggi abstract), ha valutato la sicurezza e l’efficacia dell’inibitore multichinasico regorafenib nel trattamento del carcinoma renale. I pazienti sono stati arruolati in 18 centri oncologici universitari in Europa e negli Stati Uniti. Quelli con carcinoma renale a cellule chiare metastatico o inoperabile non precedentemente trattato hanno ricevuto regorafenib per via orale (160 mg al giorno) a cicli ripetuti di 3 settimane, seguite da una settimana di sospensione, fino a progressione della malattia o a quando i pazienti presentavano uno dei criteri di allontanamento dallo studio. Endpoint primario di efficacia era la percentuale di pazienti che avevano ottenuto una risposta oggettiva globale, determinata in tutti i pazienti valutabili. Lo studio, che si è svolto tra il 30 aprile 2008 e il 1 giugno 2011, si è ora concluso. Gli investigatori hanno esaminato 64 pazienti, tra questi 49 hanno ricevuto regorafenib. La durata mediana del trattamento è stata di 7.1 mesi (range: 0.7 – 34.4; IQR: 2.5 – 18.0) e al momento del cut-off dei dati 6 pazienti (12%) stavano ricevendo il trattamento. In totale, 48 pazienti sono risultati valutabili per la risposta tumorale: 19 (39.6%, IC 90%: 27.7 – 52.5) hanno ottenuto risposta oggettiva, parziale in tutti. Eventi avversi legati al farmaco si sono manifestati in 48 pazienti (98%), ma solo 17 (35%) sono stati colpiti da eventi avversi gravi legati al farmaco. Eventi avversi di grado 3 legati al farmaco erano comuni, più frequenti erano reazioni cutanee mano-piede (n = 16, 33%), diarrea (n = 5, 10%), insufficienza renale (n = 5, 10%), affaticamento (n = 4, 8%) e ipertensione (n = 3, 6%). Due pazienti hanno manifestato eventi avversi di grado 4 legati al trattamento, con due casi di ischemia cardiaca o infarto, uno di ipomagnesiemia e uno di dolore toracico o al petto. Quattro pazienti sono deceduti durante il trattamento o entro 30 giorni dall’ultima dose, tra questi due casi potevano essere correlati al farmaco in studio. In conclusione, regorafenib mostra attività anti-tumorale nel trattamento di prima linea del carcinoma renale metastatico o inoperabile, ma il profilo di sicurezza del farmaco richiede uno stretto monitoraggio.Renal Cancer Newsgroup – Numero 8 – Settembre 2012