The ethical and economic discussions regarding the extreme costs of many new cancer therapies are familiar. The authors have long held that changes in cancer care delivery also are an important strategy, yielding large benefits at potentially far lower costs. To put this into context, the authors performed an analysis to compare the overall survival of patients receiving a complex oncologic surgery, radical cystectomy, at high-volume and low-volume centers. Propensity score … (leggi tutto)
Nessun dubbio che l’articolo pubblicato su
Cancer da
Cole e colleghi ottenga lo scopo di attirare la curiosità del lettore a partire dal titolo e nessun dubbio che gli autori lancino un messaggio provocatorio alla comunità oncologica. L’analisi, presentata nell’articolo, si basa sul confronto di pazienti sottoposti a cistectomia presso centri “ad alto volume di attività”, rispetto a centri “a basso volume di attività”, e documenta un netto vantaggio in sopravvivenza globale a favore del gruppo trattato presso centri con maggior volume. La differenza osservata è addirittura pari a 15 mesi, un vantaggio molto maggiore di quello che, nella maggior parte dei casi, si riesce ad ottenere con l’impiego di un nuovo farmaco. Naturalmente, come gli autori stessi riconoscono, i limiti metodologici di un’analisi di questo tipo sono tantissimi e non basta l’applicazione del
propensity score a correggere tali limiti. Peraltro, il messaggio arriva forte e chiaro: nell’era dei trattamenti ad alto costo, “più o meno” personalizzati, gli autori ci ricordano che l’efficacia complessiva del sistema non si basa solo sui farmaci, ma sulla qualità complessiva che il servizio sanitario riesce ad offrire.