Roma, 20 maggio – Il lavaggio accurato delle mani da parte di tutto il personale sanitario, l’implementazione negli ospedali dei sistemi di sorveglianza microbiologica locale, nazionale e internazionale, la rapidità della diagnosi e l’avvio di un’appropriata terapia antibiotica sono i presidi per ridurre in maniera significativa (almeno il 30% dei casi) l’infezione da MRSA, lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina, uno dei più temuti agenti patogeni nei nosocomi di tutto il mondo e responsabile ogni anno di circa 50.000 decessi e di 3.000.000 infezioni in Europa. Il sistema di sorveglianza europeo ha documentato una percentuale media di meticillino-resistenza pari al 25%, con le più alte percentuali in Italia (58%) e Portogallo (54%) e le più basse in Svizzera ed Olanda (2%). Lo sviluppo di programmi educativi all’interno degli ospedali per aumentare la percentuale degli operatori sanitari che attuano correttamente le misure preventive avrebbe una grande rilevanza nel contrastare le infezioni acquisite dai pazienti durante il ricovero in ospedale. Molti studi hanno dimostrato che circa il 30% delle infezioni nosocomiali viene trasmesso attraverso le mani infette di medici e infermieri e che il lavaggio delle mani porta ad una significativa riduzione delle infezioni da MRSA all’interno dell’ospedale. Tutto ciò emerge dalla consensus conference promossa dalla Società Europea di Microbiologia Clinica e di Malattie Infettive (ESCMID) guidata dal Prof. Roberto Cauda, direttore dell’Istituto di Clinica delle Malattie infettive dell’Università Cattolica – Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma, e dal Prof. Javier Garau, Dipartimento di Medicina Interna, Hospital Mútua de Terrassa, dell’Universita’ di Barcellona. I dati sono stati pubblicati su Clinical Microbiology and Infection, rivista ufficiale dell’ESCMID.
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