The aim of this study is to describe physicians’ clinical practice of discussing fertility issues with cancer patients and determine the factors associated with such discussion. In this cross-sectional study, a nationwide Internet survey was conducted among physicians who provided daily medical care to cancer patients at hospitals or clinics. Participants answered a questionnaire assessing characteristics, discussion practices, attitudes, and barriers regarding fertility preservation … (leggi tutto)
Anche se riferito ad una realtà molto diversa dalla nostra, in quanto basato su una survey condotta in Giappone, l’articolo recentemente pubblicato su “Supportive Care in Cancer” affronta un argomento rilevante, quale la discussione con i pazienti oncologici del tema della preservazione della fertilità. Il risultato della survey evidenzia che meno della metà dei clinici riferiva di discutere quotidianamente con i pazienti tale argomento, e che meno di un terzo dei rispondenti dichiarava di avere esperienza nel riferire i pazienti a specialisti della materia. Naturalmente, i clinici che più spesso discutono l’argomento della preservazione della fertilità sono anche quelli che dichiaravano che tale compito è tra le responsabilità del medico, ma la survey evidenziava anche che i medici che più spesso discutono del problema sono anche quelli che si pongono i maggiori dubbi relativi all’opportunità di discutere il problema della fertilità, quando si trovino di fronte ad un paziente con malattia aggressiva, per il quale sia ritenuto necessario un inizio immediato del trattamento. L’AIOM ritiene essenziale l’argomento, al quale è dedicata un’apposita linea guida. Tali linee guida raccomandano che “tutti/e i/le pazienti con diagnosi di tumore in età riproduttiva devono essere adeguatamente informati/e del rischio di riduzione/perdita della fertilità come conseguenza dei trattamenti antitumorali e, al tempo stesso, delle strategie oggi disponibili per ridurre tale rischio. La corretta informazione sui rischi di infertilità iatrogena e sulle strategie disponibili per ridurre l’incidenza di tale effetto (counselling riproduttivo) andrebbe proposto ai giovani pazienti oncologici subito dopo la diagnosi e la successiva stadiazione della malattia oncologica e prima dell’inizio dei trattamenti. Il counselling richiede un approccio multidisciplinare e una comunicazione efficace fra oncologo e medico della riproduzione.”