First-line therapy for advanced non-small-cell lung cancer (NSCLC) that lacks targetable mutations is platinum-based chemotherapy. Among patients with a tumor proportion score for programmed death ligand 1 (PD-L1) of 50% or greater, pembrolizumab has replaced cytotoxic chemotherapy as the first-line treatment of choice. The addition of pembrolizumab to chemotherapy resulted in significantly higher rates of response and longer progression-free survival … (leggi tutto)
Vengono riportati i risultati dello studio in doppio cieco di Fase III sull’aggiunta di pembrolizumab vs placebo alla chemioterapia nei pazienti affetti da tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) metastatico, istotipo non squamoso. Lo studio ha coinvolto 616 pazienti di 118 centri, in 16 Paesi, affetti da NSCLC metastatico trattati tra febbraio 2016 e marzo 2017.I pazienti non avevano ricevuto alcun precedente trattamento per la malattia metastatica ed erano negativi per mutazioni sensibilizzanti di EGFR o riarrangiamento di ALK. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere pembrolizumab 200 mg (n = 410) o placebo (n = 206) ogni 3 settimane per un totale di 35 cicli più chemioterapia a base di platino e pemetrexed. La randomizzazione è stata stratificata in funzione dello stato di espressione di PD-L1 (≥ 1% vs < 1%), scelta di chemioterapia a base di platino e storia di fumo. Il crossover verso la monoterapia con pembrolizumab è stato autorizzato per i pazienti con progressione della malattia che effettuavano placebo. Gli endpoint primari erano la sopravvivenza globale e la sopravvivenza libera da progressione attraverso una revisione radiologica centrale indipendente, condotta in cieco. Il follow-up mediano è pari a 10,5 mesi. La sopravvivenza globale a 12 mesi è stata del 69,2% nel gruppo pembrolizumab rispetto al 49,4% nel gruppo placebo. La sopravvivenza globale mediana non è stata raggiunta nel gruppo pembrolizumab rispetto a 11,3 mesi nel gruppo placebo. L’HR favorisce pembrolizumab in tutti i sottogruppi esaminati, compresi i pazienti con espressione di PD-L1 <1% e ≥ 1% e indipendentemente dalla scelta del platino. La sopravvivenza mediana libera da progressione è stata di 8,8 mesi contro 4,9 mesi. La sopravvivenza libera da progressione a 12 mesi è stata del 34,1% vs 17,3%. Eventi avversi di grado ≥ 3 si sono verificati nel 67,2% del gruppo pembrolizumab e nel 65,8% del gruppo placebo, sebbene ci sia stato, nello specifico, un aumento del rischio di danno renale: 5,2% nel braccio pembrolizumab vs 0,5%.
Gli eventi avversi immuno-mediati si sono verificati nel 22,7% vs 11,9% dei pazienti e sono stati di grado ≥ 3 nell'8,9% vs 4,5%. La sospensione del trattamento per eventi avversi ha interessato il 13,8 % dei pazienti nel braccio di studio e il 7,9 % in quello di controllo.
Gli eventi avversi hanno portato alla morte nel 6,7% contro il 5,9% dei pazienti. Tre eventi avversi immuno-mediati (tutti i casi di polmonite) hanno portato alla morte nel gruppo pembrolizumab.
Lo studio dimostra quindi che, nei pazienti con NSCLC non squamoso metastatico precedentemente non trattato senza mutazioni EGFR o ALK, la combinazione di pembrolizumab e chemioterapia a base di platino e pemetrexed ha portato a una sopravvivenza globale e ad una sopravvivenza libera da progressione significativamente maggiore rispetto alla sola chemioterapia. Questo studio comporterà importanti cambiamenti nella pratica clinica che vede oggi l’impiego di solo pembrolizumab nei pazienti con PD-L1 ≥ 50% e di sola chemioterapia negli altri casi, con impiego di farmaci immunologici in seconda o linee successive. Il potenziale spostamento globale degli immuno-checkpoints nella prima linea di trattamento prevede una nuova riconsiderazione dell’algoritmo terapeutico per i pazienti. Una maggiore definizione dei pazienti che realmente beneficiano appieno da queste terapie, unitamente all’acquisizione di più dati sulla schedula di chemioterapia da associare (per lo più in termini di tempistiche e numero di cicli), sono fra i quesiti più urgenti cui trovare una risposta.