Observational studies have reported increased colon cancer recurrence and mortality in patients with states of hyperinsulinemia, including type 2 diabetes, obesity, sedentary lifestyle, and high glycemic load diet. Nut intake has been associated with a lower risk of type 2 diabetes, metabolic syndrome, and insulin resistance. However, the effect of nut intake on colon cancer recurrence and survival is not known. Patients and Methods We conducted a prospective … (leggi tutto)
È noto che dieta e stile di vita influenzino l’outcome di pazienti operati per carcinoma del colon. Lo studio nordamericano recentemente pubblicato, con un disegno di coorte prospettico, ha valutato se l’assunzione di noci – frutti ricchi in acidi grassi insaturi, fibre, vitamine, minerali, antiossidanti e fitosteroli – potesse ridurre il rischio di recidiva e morte. Sono stati arruolati tra il 1999 e il 2001 oltre 1.200 pazienti randomizzati nel trial di chemioterapia adiuvante CALGB89803 (5-FU vs 5-FU e irinotecan) che un anno dopo la chirurgia dichiaravano, nei questionari nutrizionali semiquantitativi su frequenza e quantità di assunzione di vari alimenti, un introito calorico compreso tra le 600 e le 4.200 calorie per gli uomini e tra le 500 e le 3.500 calorie/die per le donne.L’assunzione di noci (tree nuts) o arachidi (peanuts) era valutato con una scala di frequenza per porzioni standard di 1 oz (circa 30 grammi): nessuna assunzione, 1 porzione al mese, una porzione a settimana, da 2 a 4 per settimana, da 5 a 6 per settimana, 1 porzione diaria, ovvero almeno 2 porzioni/die.
I dati sono stati presentati dopo un follow-up mediano di oltre 6 anni.
I pazienti che consumavano almeno 2 porzioni di frutti secchi per settimana – che erano circa il 20% del totale – riportavano una riduzione del rischio di recidiva o morte di circa il 50% (HR per sopravvivenza libera da malattia, DFS 0,58; IC 95%: 0,37 – 0,92; p trend 0,03; HR per sopravvivenza globale, OS 0,43; IC 95%: 0,25 – 0,74; p trend 0,01); il beneficio era limitato ai consumatori di noci (non di arachidi o burro di arachidi). I dati erano corretti per BMI (indice di massa corporea), attività fisica e consumo di aspirina.
Sebbene il risultato dello studio sia interessante, va ricordato che questa è una ricerca prospettica ancillare di pazienti inclusi in un trial clinico randomizzato, che non esclude potenziali fattori confondenti. Inoltre, va tenuto in conto il fenomeno dell’healthy patient bias: soggetti più attenti all’alimentazione riconoscono i frutti secchi come un elemento nutrizionale di valore.
Il messaggio importante è però che tutti i pazienti avevano comunque ricevuto la chemioterapia dopo la chirurgia radicale: sarebbe un grave errore considerare l’assunzione di frutti secchi come una alternativa a costo zero alla chemioterapia adiuvante, che proprio in questi pazienti (N+) offre la maggiore protezione in termini di riduzione assoluta del rischio di recidiva.