La citometria a flusso multiparametrica e la PCR sono le tecniche di elezione per lo studio della MMR. Essenziali sono la standardizzazione delle procedure laboratoristiche, la stabilità immunofenotipica e l’identificazione di soglia e tempi di follow-up
Nella leucemia mieloide acuta, la determinazione di malattia minima residua (MMR) costituisce uno strumento essenziale per valutare la qualità della risposta alla terapia di induzione e delineare programmi post-remissionali basati sul rischio individuale di recidiva. I metodi più comuni per investigare la MMR sono la citometria a flusso multiparametrica (CFMP) e la PCR, metodiche dimostratesi molto sensibili e specifiche per studi seriali. Nel manoscritto pubblicato nella rivista Current Opinion in Oncology (leggi abstract originale) i ricercatori del Dipartimento di Biopatologia e Diagnostica per Immagini, Fondazione Policlinico Tor Vergata e Ospedale S. Eugenio di Roma hanno revisionato i dati della letteratura circa l’uso della CFMP per il monitoraggio della MMR, con particolare riguardo agli aspetti tecnici e clinici. La mancanza di standardizzazione tra i vari laboratori, la stabilità immunofenotipica, l’identificazione delle soglie e dei tempi di follow-up rappresentano i punti critici oggetto di confronto e la cui soluzione potrebbe essere offerta con l’applicazione di nuove tecnologie e di approcci statistici dedicati. Lo studio della MMR dovrebbe fornire inoltre l’opportunità di generare algoritmi prognostici più ampi che tengano in considerazione tanto parametri convenzionali, come il profilo genetico e citogenetico, che quelli strettamente correlati alla qualità della risposta, come la determinazione della MMR. Questi aspetti potranno favorire la generazione di approcci terapeutici personalizzati, evitando situazioni di sovra- o sotto-esposizione ai farmaci.SIEnews – Numero 21 – 26 novembre 2009