Given the cumulative neurotoxicity associated with oxaliplatin, a shorter duration of adjuvant therapy, if equally efficacious, would be advantageous for patients and health-care systems. The Three or Six Colon Adjuvant trial is an open-label, phase III, multicenter, noninferiority trial randomizing patients with high-risk stage II or stage III colon cancer to receive 3 months or 6 months of FOLFOX (fluorouracil, leucovorin, and oxaliplatin) or CAPOX (capecitabine plus oxaliplatin … (leggi tutto)
Pubblicati sulle pagine del New England Journal of Medicine i risultati della metanalisi degli studi randomizzati che hanno confrontato una durata più breve (3 mesi) rispetto alla durata standard di 6 mesi, per la chemioterapia adiuvante dei pazienti con carcinoma del colon. L’analisi ha già fatto tanto discutere dopo le presentazioni a congresso del 2017, ed è quindi importante poter finalmente leggere la pubblicazione in extenso. Peraltro, a distanza di pochi giorni dalla pubblicazione sul New England, sono stati anche pubblicati sul Journal of Clinical Oncology i risultati di 2 dei 6 studi che avevano contribuito alla metanalisi, lo studio francese IDEA e lo studio italiano TOSCA.Come ben noto, l’analisi combinata dei 6 studi aveva l’obiettivo di valutare la non inferiorità della durata minore del trattamento, in considerazione dell’ovvio vantaggio in termini di tossicità. Endpoint primario dell’analisi congiunta era la probabilità di sopravvivenza libera da progressione a 3 anni, e gli autori avevano predefinito come margine accettabile per definire la non inferiorità dei 3 mesi rispetto ai 6 mesi il limite superiore dell’intervallo di confidenza dell’hazard ratio pari a 1,12. L’analisi congiunta si basa su una numerosità notevole (12.834 pazienti) e questa numerosità ha consentito di stimare l’intervallo di confidenza con una precisione maggiore rispetto ai singoli studi. Formalmente, l’hazard ratio per 3 mesi rispetto a 6 mesi è pari a 1,07 (intervallo di confidenza 1,00-1,15), non rispettando quindi il limite predefinito per la definizione di non inferiorità, ma documentando sostanzialmente un’efficacia molto simile delle 2 diverse durate di trattamento. Le analisi di sottogruppo suggeriscono una non inferiorità dei 3 mesi soddisfatta quando la chemioterapia è rappresentata dalla combinazione di capecitabina e oxaliplatino, mentre la non inferiorità non sembra soddisfatta (e 6 mesi rimangono significativamente meglio di 3) quando la chemioterapia è rappresentata dalla combinazione di fluorouracile e oxaliplatino.
Interessante anche l’analisi di sottogruppo sulla base della stadiazione di malattia, in base alla quale la non inferiorità dei 3 mesi rispetto alla durata maggiore appare soddisfatta nei casi T1, T2 oppure T3 e N1, mentre non appare soddisfatta nei casi T4 / N2. Alcuni risultati dei singoli studi (ad esempio la superiorità di 6 mesi rispetto a 3 nello studio francese o il risultato contro-intuitivo osservato nello studio TOSCA, in cui l’efficacia dei 3 mesi è sovrapponibile ai 6 mesi nello stadio III, ma non nello stadio II) dimostrano che un vantaggio delle metanalisi è quello di produrre una sintesi di tutta l’evidenza disponibile, con potenza e precisione maggiori rispetto ai singoli studi.
Le linee guida AIOM (edizione 2017), redatte prima della pubblicazione in extenso di questi studi, dicono che “nel complesso, i dati suggeriscono che, nonostante al momento la pratica clinica non cambi e lo standard restino i 6 mesi, sia ragionevole prendere in considerazione una durata del trattamento ridotta (tre mesi) nel caso di insorgenza di tossicità durante la terapia, in pazienti radicalmente operati per carcinoma del colon pT3 pN1 senza ulteriori fattori di rischio, soprattutto quando la fluoropirimidina è somministrata per via orale”.