The vulnerability of cancer cells to nutrient deprivation and their dependency on specific metabolites are emerging hallmarks of cancer. Fasting or fasting-mimicking diets (FMDs) lead to wide alterations in growth factors and in metabolite levels, generating environments that can reduce the capability of cancer cells to adapt and survive and thus improving the effects of cancer therapies. In addition, fasting or FMDs increase resistance to chemotherapy in normal … (leggi tutto)
L’articolo è stato pubblicato nella sezione “perspective” della prestigiosa rivista Nature Rev Cancer; l’overview sui meccanismi molecolari che validerebbero il digiuno come possibile strategia di difesa al processo neoplastico e le sue eventuali applicazioni cliniche riflette quindi un’autorevole opinione su una possibile prospettiva in divenire, ma non costituisce una solida evidenza scientifica.Al momento attuale, le informazioni disponibili devono guidare il consiglio dell’oncologo medico al paziente: le diete preparatorie che prevedono un’importante restrizione calorica e addirittura periodi di assoluto digiuno non sono da consigliare nela pratica clinica in quanto non evidence-based. Allo stesso modo, i risultati ottenuti in animali da esperimento non devono essere trasferiti tout-court alla pratica dell’ambulatorio. Anzi, gli esperti di nutrizione guardano con scettiscismo il digiuno prolungato nei giorni che precedono e seguono la terapia, non solo per il rischio di malnutrizione e/o sarcopenia, ma anche per evitare che tale comportamento determini un cronico deterioramento delle condizioni generali del paziente oncologico, inficiando l’efficacia dei trattamenti e aumentando il rischio di tossicità.
Su questo tema AIOM si sta impegnando a fondo, coordinando l’azione di due articolati (e produttivi) gruppi di lavoro multiprofessionali.