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Medinews
19 Ottobre 2018

Deficiencies in health-related quality of life assessment and reporting: a systematic review of oncology randomized phase III trials published between 2012 and 2016

Quality of life (QoL) is a relevant endpoint and a topic of growing interest by both scientific community and regulatory authorities. Our aim was to review QoL prevalence as an endpoint in cancer phase III trials published in major journals and to evaluate QoL reporting deficiencies in terms of underreporting and delay of publication. All issues published between 2012 and 2016 by 11 major journals were hand-searched for primary publications of phase III trials in … (leggi tutto)

La qualità di vita rappresenta un importante endpoint per la valutazione dei trattamenti antitumorali. Tutta la comunità oncologica è d’accordo sul principio che l’impatto positivo o negativo in termini di qualità di vita può assumere un’importanza notevole nell’interpretazione complessiva del valore dei trattamenti, specialmente nei casi in cui il vantaggio in termini di efficacia sia modesto in termini assoluti e caratterizzato da una dubbia rilevanza clinica.
La revisione sistematica pubblicata da Annals of Oncology ha considerato eleggibili per l’analisi tutti gli studi randomizzati di fase III, condotti con farmaci antitumorali in qualunque neoplasia solida, pubblicati nel periodo compreso tra il 2012 e il 2016 su 11 riviste internazionali: nel dettaglio, 8 riviste oncologiche (Lancet Oncology, Journal of Clinical Oncology, Journal of the National Cancer Institute, Annals of Oncology, JAMA Oncology, European Journal of Cancer, British Journal of Cancer, Cancer) e 3 riviste mediche generali (New England Journal of Medicine, Lancet, JAMA).
Obiettivi dell’analisi erano la descrizione della prevalenza della qualità di vita come endpoint negli studi randomizzati di fase III condotti in ambito oncologico e la descrizione dell’under-reporting della qualità di vita nelle pubblicazioni relative agli studi in cui essa è compresa tra gli endpoint. Complessivamente, sono state incluse nell’analisi 446 pubblicazioni. La qualità di vita non risultava compresa tra gli endpoint dello studio in 210 casi, pari al 47,1% delle pubblicazioni. Nel dettaglio, la qualità di vita non risultava compresa nel 40,1% degli studi condotti in pazienti con malattia avanzata / metastatica; nel 39,7% degli studi profit e nel 53,6% degli studi no profit. Prendendo in considerazione le 231 pubblicazioni nelle quali la qualità di vita era endpoint secondario o esploratorio, i risultati di qualità di vita erano presenti nella pubblicazione in 143 casi (pari al 61,9%), risultando invece assenti nel rimanente 38,1% dei casi. Nel dettaglio, i risultati di qualità di vita non erano presenti nel 37,6% delle pubblicazioni di studi condotti in pazienti con malattia avanzata / metastatica, nel 37,1% delle pubblicazioni di studi profit e nel 39,3% delle pubblicazioni di studi non profit. Le analisi di sottogruppo evidenziano che la percentuale di studi che non prevedevano la qualità di vita come endpoint, nonché la percentuale di pubblicazioni nelle quali i risultati di qualità di vita erano assenti (pur essendo tra gli endpoint) è risultata elevata per tutti i tipi di tumore e per tutti i tipi di trattamento. Dividendo gli studi in positivi o negativi (a seconda dell’interpretazione data dagli autori al risultato principale), l’assenza di risultati di qualità di vita nella pubblicazione primaria è risultata elevata in entrambi i gruppi (36,5% per gli studi positivi e 39,4% per gli studi negativi), pur essendo maggiore per gli studi positivi la successiva chance di pubblicazione secondaria dei risultati.
L’analisi evidenzia che la prevalenza dell’impiego della qualità di vita nelle sperimentazioni cliniche, nonché la completezza della presentazione dei risultati nelle pubblicazioni sono ancora largamente subottimali. Non stupisce l’elevata percentuale di assenza di qualità di vita tra gli endpoint degli studi condotti nel setting adiuvante e neoadiuvante (dove l’obiettivo guaritivo del trattamento può in alcuni casi far esplicitamente accettare un impatto negativo – probabilmente transitorio – sulla qualità di vita), ma lo stesso non si può dire per gli studi condotti nel setting di pazienti con malattia avanzata e metastatica, dove la valutazione complessiva del rapporto tra benefici e rischi del trattamento non dovrebbe prescindere dall’adozione dei patient-reported outcomes.
Da sottolineare anche che l’impiego della qualità di vita e la presentazione dei risultati lascino molto a desiderare anche nelle sperimentazioni accademiche e no profit. Il fatto che molti studi conclusi con risultato positivo (e che quindi possono portare all’approvazione di un trattamento, alla modifica delle linee guida e al possibile impiego del trattamento nella pratica clinica) non contengano nella pubblicazione i dettagli relativi all’analisi di qualità di vita deve far riflettere. Specialmente quando i vantaggi in termini di efficacia (in sopravvivenza globale o, a maggior ragione, in sopravvivenza libera da progressione) sono modesti, il risultato di qualità di vita dovrebbe essere rilevante per l’interpretazione complessiva del risultato.
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