The combination of cobimetinib with vemurafenib improves progression-free survival compared with placebo and vemurafenib in previously untreated patients with BRAFV600-mutant advanced melanoma, as previously reported in the coBRIM study. In this Article, we report updated efficacy results, including overall survival and safety after longer follow-up, and selected biomarker correlative studies. In this double-blind, randomised, placebo-controlled, multicentre study, adult patients (aged ≥18 years) with histologically confirmed BRAFV600 mutation-positive unresectable stage IIIC or stage IV … (leggi tutto)
Quando gli studi sono disegnati con la progression-free survival come endpoint primario, capita spesso che la pubblicazione iniziale non riporti i dati definitivi di sopravvivenza globale, che sono poi oggetto di una successiva pubblicazione specifica. Nel caso dello studio coBRIM, l’aggiunta di cobimetinib a vemurafenib, rispetto al vemurafenib da solo, aveva già dimostrato un paio di anni fa, sulle colonne del New England Journal of Medicine, un prolungamento significativo della sopravvivenza libera da progressione nei pazienti con melanoma avanzato, selezionati per la presenza di mutazione di BRAFV600 e candidati al trattamento di prima linea. La recente pubblicazione su Lancet Oncology riporta invece i dati di sopravvivenza globale, evidenziando il beneficio anche in questo endpoint per la combinazione rispetto al solo vemurafenib. La differenza in sopravvivenza mediana tra i due bracci è di circa 5 mesi (Hazard Ratio 0,70). Il numero di risultati positivi ottenuti negli ultimi anni nel melanoma avanzato, sia sul fronte della terapia targeted sia sul fronte dell’immunoterapia, è ormai difficile da contare, e anno dopo anno, grazie a risultati come questo, le linee guida si arricchiscono di nuove opzioni terapeutiche. La combinazione di cobimetinib e vemurafenib è stata approvata sia dalla FDA che dall’EMA.