BEVACIZUMAB E CHEMIOTERAPIA DI PRIMA LINEA IN PAZIENTI ANZIANI CON TUMORE AVANZATO DEL COLON-RETTO: RISULTATI FINALI DI UNO STUDIO OSSERVAZIONALE ITALIANO DI COMUNITÀ
Ricercatori italiani, coordinati dal gruppo dell’Ospedale Generale e Università di Udine, riportano in un articolo recentemente pubblicato su Anticancer Research (leggi abstract) i risultati di uno studio osservazionale, multicentrico, di comunità, finalizzato a valutare la tollerabilità e l’outcome in uno scenario ‘real-world’ di un trattamento chemioterapico associato a bevacizumab nella popolazione anziana non selezionata. Hanno partecipato alla raccolta dei dati 9 centri di oncologia, arruolando un totale di 233 pazienti anziani con tumore del colon-retto (età mediana 73 anni; range: 70 – 84); tra i dati raccolti ricordiamo le comorbilità basali e, se eseguita, la valutazione geriatrica multidimensionale. Gli endpoint predefiniti dello studio erano la tolleranza al trattamento (le tossicità sviluppate sono state graduate facendo riferimento ai criteri comuni di terminologia per gli eventi avversi, CTCAE), il tasso di risposta, la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e la sopravvivenza globale (OS). “I risultati in termini di ‘safety’ sono stati rassicuranti. Le principali tossicità indotte dal trattamento con anti-angiogenico – afferma la dott.ssa Lutrino – sono state ipertensione arteriosa (25%), proteinuria (12%) ed eventi tromboembolici (venosi 7%; arteriosi 2%)”. La PFS mediana è stata di 9.9 mesi e l’OS mediana di 23.6 mesi. Il 56% dei pazienti ha ricevuto chemioterapia di seconda linea.
“In base ai dati a disposizione, ricavati dalla letteratura e confermati dalle nostre analisi condotte in uno scenario ‘real-world’ – sottolineano i ricercatori dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Udine -, efficacia e profilo di sicurezza dell’utilizzo di bevacizumab in associazione alla chemioterapia nei pazienti anziani con carcinoma colorettale avanzato sembrano essere molto simili a quelli noti nei pazienti più giovani”.
“La sola età anagrafica, dunque, non deve rappresentare un assoluto fattore di esclusione per l’utilizzo di una terapia di combinazione contenente bevacizumab, ma deve essere valutata l’età biologica del paziente. Certamente – specificano la dott.ssa Lutrino e il dottor Giuseppe Aprile, responsabile del Gruppo Neoplasie Gastrointestinali del Dipartimento Ospedaliero-Universitario di Udine – è essenziale una attenta selezione del paziente anziano candidato ad un trattamento di combinazione, con l’ausilio di strumenti validati quali la valutazione geriatrica multidimensionale”.