Preclinical models and studies in the metastatic and neoadjuvant settings suggest that single nucleotide polymorphisms in FCGR3A and FCGR2A may be associated with differential response to trastuzumab in the treatment of ERBB2/HER2-positive breast cancer, by modulating antibody-dependent cell-mediated cytotoxic effects. To evaluate the effect of FCGR2A and FCGR3A polymorphisms on trastuzumab efficacy in the adjuvant treatment of ERBB2/HER2-positive breast cancer. This is a retrospective analysis of patients enrolled in the National Surgical Adjuvant Breastand Bowel Project … (leggi tutto)
Diverse evidenze scientifiche indicano che gran parte dell’attività antitumorale di trastuzumab dipenda dall’attivazione di una risposta citotossica anticorpo-dipendente cellulo-mediata (ADCC) contro le cellule tumorali, conseguente al legame tra la porzione FC di trastuzumab e il recettore FCγ sulla superficie delle cellule Natural Killer. In vitro, polimorfismi a singolo nucleotide del recettore FCγ si associano ad una ADCC di intensità variabile. In questo studio, gli autori hanno condotto un’analisi di genotipo su campioni ematici raccolti da 1.251 delle 2.119 pazienti randomizzate nello studio NSABP-B31, che ha dimostrato la superiorità dell’aggiunta di trastuzumab ad un regime adiuvante con antracicline e taxani per pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo. I risultati dimostrano un’interazione significativa tra il polimorfismo FCGR3A-158 e il beneficio di trastuzumab: pazienti con genotipo FCGR3A-158 (V)/V ottengono un beneficio maggiore (HR 0,31; IC 95%: 0,22-0,43; p < 0,001) rispetto a pazienti con genotipo FCGR3A-158 F/F (HR 0,71; IC 95%: 0,51-1,01; p = 0,05; interazione p < 0,001). Risultati contrastanti riportati per altri studi simili possono in parte essere dovuti a bias di selezione. Lo studio in oggetto mette in evidenza l’importanza dell’ADCC come meccanismo d’azione di trastuzumab. I dati non supportano l’utilizzo del polimorfismo di FCGR3A-158 F/F come parametro di esclusione dal trattamento con trastuzumab. Tuttavia, i risultati sottolineano la complessità dell’interazione tra terapie anti-HER2 e sistema immunitario, dato da tenere in particolare considerazione alla luce del recente interesse per la valutazione delle associazioni con farmaci inibitori dei checkpoint immunitari.