mercoledì, 18 settembre 2024
Medinews
23 Giugno 2016

Association of Biomarker-Based Treatment Strategies With Response Rates and Progression-Free Survival in Refractory Malignant Neoplasms: A Meta-analysis

The impact of a biomarker-based (personalized) cancer treatment strategy in the setting of phase 1 clinical trials was analyzed. To compare patient outcomes in phase 1 studies that used a biomarker selection strategy with those that did not. PubMed search of phase 1 cancer drug trials (January 1, 2011, through December 31, 2013). Studies included trials that evaluated single agents, and reported efficacy end points (at least response rate [RR]). Data were extracted independently by 2 investigators. Response rate and progression-free survival (PFS) were compared for arms that used a personalized strategy … (leggi tutto)

È convinzione diffusa che l’impiego più efficace, in termini di outcome dei pazienti, per i farmaci a bersaglio molecolare sia il loro impiego “intelligente”, vale a dire selezionando i pazienti sulla base di un biomarker / fattore predittivo. La metanalisi recentemente pubblicata su JAMA Oncology supporta elegantemente questo concetto. Gli autori hanno preso in considerazione gli studi di fase I pubblicati in un triennio e li hanno classificati sulla base della “strategia” in studio: farmaci citotossici, farmaci a bersaglio molecolare studiati senza un criterio di selezione molecolare, farmaci a bersaglio molecolare studiati in pazienti selezionati sulla base di un biomarker. Come prevedibile, sia in termini di risposte obiettive che di sopravvivenza libera da progressione, la vera differenza non sta nella tipologia di farmaco, ma nella capacità di selezionare i pazienti: l’outcome di quelli trattati in fase I con farmaci a bersaglio molecolare, ma senza un biomarker, è praticamente simile ai classici farmaci citotossici (con una proporzione di risposte obiettive veramente deludente), mentre l’outcome quando il farmaco a bersaglio molecolare è impiegato sulla base di un biomarker è nettamente migliore. I dati suggeriscono pure che, tra i biomarker, quelli genomici (DNA) consentono outcome migliori rispetto a quelli basati sull’espressione di proteine.
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