Cachexia, described as weight loss (mainly in lean body mass [LBM]) and anorexia, is common in patients with advanced cancer. This study examined the efficacy and safety of anamorelin (ONO-7643), a novel selective ghrelin receptor agonist, in Japanese cancer patients with cachexia. This double-blind clinical trial (ONO-7643-04) enrolled 174 patients with unresectable stage III/IV non-small cell lung cancer (NSCLC) and cachexia in Japan. Patients were … (leggi tutto)
La cachessia rappresenta un evento comune in pazienti con neoplasia in stadio avanzato, paradossalmente senza un vero e proprio approccio terapeutico specifico attualmente approvato. I dati dello studio di fase II che coinvolgono pazienti giapponesi con carcinoma polmonare non a piccole cellule, in stadio III/IV non resecabile, confermano l’efficacia dei farmaci agonisti del recettore della grelina in questa popolazione, in particolare dell’anamorelina.L’anamorelina è un antagonista dei recettori della grelina, ormone che stimola l’appetito prodotto dalle cellule P/D1 giacenti sul fondo dello stomaco umano e dalle cellule epsilon del pancreas. Si tratta del primo farmaco anti-cachessia per il quale i risultati di due studi di fase III in doppio cieco e controllati con placebo mostrano un effetto coerente sulle diverse componenti della sindrome da anoressia-cachessia tumorale. 174 pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere anamorelina per os giornaliera verso placebo per un totale di 12 settimane. L’endpoint primario di efficacia considerato è stato la Lean Body Mass (massa magra corporea – LBM). I pazienti trattati con anamorelina hanno avuto un miglioramento significativo della LBM rispetto a quello dei pazienti nel gruppo placebo di 1,56 kg (P < 0,0001). Sono stati osservati inoltre miglioramenti in diverse misure di outcome secondario, tra cui la massa corporea totale, la massa grassa e risultati correlati alla qualità della vita, come ad esempio l’appetito e il piacere del cibo. Non sono state osservate differenze significative nel rischio di eventi avversi tra i gruppi.
Tuttavia, nonostante il risultato raggiunto nell’outcome primario, non sono stati osservati miglioramenti significativi nelle misure della funzione motoria, come la forza dell’impugnatura o la distanza percorsa a piedi in 6 minuti. Questi risultati dimostrano ulteriormente come la cachessia sia una condizione multifattoriale e cronica che non può essere semplicemente invertita attraverso il miglioramento dell’appetito e/o dell’assunzione di cibo nell’arco di 12 settimane.
Analogo risultato avevano conseguito i due studi di fase III ROMANA 1 e 2 pubblicati su Lancet Oncology nel 2016 (leggi) in cui il miglioramento della funzione motoria era tra gli endpoint co-primari per un periodo di studio analogo a quello della esperienza giapponese ovvero di 12 settimane. Inoltre, sempre per la funzione motoria, la prosecuzione del trattamento per ulteriori 12 settimane (per un totale di 24 settimane complessive) non ha dimostrato un ruolo significativo, come dimostrato nello studio ROMANA 3 pubblicato su Annals of Oncology (leggi) che arruolava le coorti di pazienti degli studi ROMANA 1 e 2, che avevano terminato il periodo iniziale di 12 settimane. In questo caso tuttavia, l’endpoint primario dello studio era la sicurezza e la tollerabilità dell’esposizione prolungata all’anamorelina per 24 settimane. È improbabile che l’assunzione di anamorelina possa rappresentare l’unico rimedio alla cachessia neoplastica, tuttavia l’approvazione regolamentare e l’uso successivo di questa tipologia di farmaci potrebbe migliorare la qualità della vita di molti pazienti affetti da questa sindrome. Naturalmente saranno necessari studi a riguardo, magari con l’impiego dei PRO (patient-reported outcomes) per una misura di benessere che sia quanto più rappresentativa del vissuto dei Nostri pazienti.