giovedì, 21 settembre 2023
Medinews
29 Novembre 2012

ANALISI DEI COSTI DI FILGRASTIM, BIOSIMILARE DI FILGRASTIM E PEGFILGRASTIM PER LA PREVENZIONE DELLA NEUTROPENIA FEBBRILE DA CHEMIOTERAPIA

L’analisi dei costi di fattori stimolanti la colonia dei granulociti (G-CSF), condotta dai ricercatori dell’Istituto Multidisciplinare di Oncologia dell’Ospedale di Genolier in Svizzera, ha preso in considerazione il trattamento con filgrastim originale e biosimilare e pegfilgrastim per 1 – 14 giorni in diversi Paesi dell’Unione Europea G5, attraverso la definizione di: a) quando, in termini di risparmio, fosse meglio utilizzare pegfilgrastim (6 mg), rispetto a filgrastim originale o biosimilare (300 μg), per ridurre l’incidenza di neutropenia febbrile indotta dalla chemioterapia, e b) se il trattamento con il biosimilare (300 μg) offrisse un risparmio rispetto al prodotto originale (300 μg). È stata quindi condotta un’analisi dei costi diretti che un compratore dovrebbe affrontare all’acquisto di uno di questi agenti per trattare un paziente durante un ciclo di chemioterapia con un regime di filgrastim standard per 1 – 14 giorni utilizzando il costo medio pesato sulla popolazione per unità di dose di ciascun agente per costo pubblico nei Paesi Europei G5. Il costo del trattamento con filgrastim originale andava da 128,16 euro (per un giorno) a 1.794,30 euro (per 14 giorni), rispetto a 95,46 e 1.336,46 euro con filgrastim biosimilare, portando così a un risparmio dei potenziali costi da 32,70 a 457,84 con il biosimilare. Pegfilgrastim, invece, ha offerto un risparmio dei costi rispetto a filgrastim originale solo dal 12esimo giorno di trattamento, ma in nessun momento, nei 14 giorni di trattamento, lo stesso ha mostrato una riduzione dei costi rispetto a filgrastim biosimilare. In conclusione, la profilassi o il trattamento della neutropenia febbrile con filgrastim biosimilare offre un risparmio economico in tutti i possibili scenari di trattamento con filgrastim originale e pegfilgrastim. In assenza di convincente evidenza che pegfilgrastim sia terapeuticamente superiore a filgrastim originale, non esiste quindi, secondo i ricercatori svizzeri, un razionale economico per utilizzare il trattamento con pegfilgrastim rispetto a filgrastim biosimilare, sebbene esista una piccola finestra, di circa 3 giorni, durante i quali pegfilgrastim offrirebbe un risparmio dei costi rispetto a filgrastim originale. Indipendentemente da quest’ultima osservazione, filgrastim biosimilare è risultato dunque l’approccio più economico per ridurre l’incidenza di neutropenia febbrile in pazienti trattati con la chemioterapia.
TORNA INDIETRO