COMUNICATO STAMPA

Linfoma a cellule mantellari: acalabrutinib più chemio-immunoterapia in prima linea ha ridotto il rischio di progressione di malattia o di morte del 27% rispetto allo standard di cura nello studio di fase III ECHO

È il primo inibitore di BTK che dimostra una tendenza favorevole di sopravvivenza globale rispetto alla chemio-immunoterapia standard di cura in questo setting

25 giugno 2024 – I risultati positivi dello studio di Fase III ECHO mostrano che acalabrutinib, in combinazione con bendamustina e rituximab, ha ottenuto un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante di sopravvivenza libera da progressione (PFS) e una tendenza favorevole di sopravvivenza globale (OS) rispetto alla chemio-immunoterapia (bendamustina più rituximab) standard di cura nei pazienti con linfoma a cellule mantellari (MCL) non precedentemente trattati.

I risultati sono stati presentati durante la late-breaking oral session al Congresso 2024 della European Hematology Association (EHA) a Madrid, Spagna.

I risultati mostrano che il regime di combinazione con acalabrutinib ha ridotto il rischio di progressione di malattia o di morte del 27% rispetto alla chemio-immunoterapia standard di cura (rapporto di rischio [HR] 0,73; intervallo di confidenza [CI] 95% 0,57-0,94; p=0,016).
La PFS mediana è risultata di 66,4 mesi nei pazienti trattati con la combinazione con acalabrutinib (n=299) rispetto a 49,6 mesi con la chemio-immunoterapia standard di cura (n=299).

L’endpoint secondario di OS mostra una tendenza favorevole per la combinazione con acalabrutinib rispetto alla chemio-immunoterapia standard di cura, confermando ulteriormente il beneficio clinico di questa combinazione (HR 0,86; CI 95% 0,65-1,13; p=0,2743).
I dati di OS non erano maturi al momento dell’analisi e lo studio continuerà a valutare OS come endpoint secondario.

I dati di sicurezza hanno inoltre confermato come la combinazione con acalabrutinib sia ben tollerata dai pazienti.

Lo studio ECHO ha permesso di arruolare pazienti con MCL anche durante la pandemia da COVID-19. Per valutare l’impatto della pandemia sugli outcome dello studio, è stata condotta un’analisi pre-specificata con censura per i decessi correlati a COVID-19.
La PFS è migliorata per il braccio che prevede la combinazione con acalabrutinib, con una riduzione del rischio di progressione di malattia o di morte del 36% (HR 0,64; CI 95%; 0,48-0,84; p=0,0017). La PFS mediana non è stata raggiunta nei pazienti trattati con la combinazione con acalabrutinib rispetto a 61,6 mesi con la chemio-immunoterapia standard di cura (HR 0,64, CI 95%, 0,48-0,84; p=0,0017). In questa analisi è stata inoltre confermata una tendenza favorevole di OS per i pazienti trattati con la combinazione con acalabrutinib (HR 0,75; CI 95% 0,53-1,04; p=0,0797).

Il Professor Pier Luigi Zinzani, Ordinario di Ematologia dell’Istituto di Ematologia e Oncologia Medica “L. e A. Seràgnoli” dell’IRCCS Policlinico Sant’Orsola di Bologna, principal investigator e membro dello Steering Committee dello studio ECHO, afferma: “Per i pazienti con linfoma a cellule mantellari, una forma tipicamente aggressiva di linfoma non-Hodgkin, i risultati dello studio ECHO offrono la promessa di una nuova opzione terapeutica efficace  per gli adulti che superano i 65 anni, che rappresentano la maggioranza dei pazienti con linfoma a cellule mantellari. Il miglioramento della sopravvivenza libera da progressione osservato nei pazienti trattati con la combinazione con acalabrutinib rispetto alla chemio-immunoterapia dimostra il suo potenziale nel modificare lo standard di cura come unico inibitore di BTK in questo setting di prima linea”.

Susan Galbraith, Executive Vice President, Oncology R&D, AstraZeneca, dichiara: “I dati dello studio ECHO dimostrano importanti progressi nel miglioramento dei risultati per i pazienti con linfoma mantellare. I 16,8 mesi in più che i pazienti possono vivere senza che la malattia progredisca sono altamente significativi dal punto di vista clinico, insieme a una tendenza al miglioramento della sopravvivenza globale. Crediamo perciò che acalabrutinib più chemio-immunoterapia sarà una nuova opzione terapeutica importante per i pazienti con questa patologia”.

Riepilogo dei risultati: studio ECHO


NR=Non raggiunto

La sicurezza e la tollerabilità di acalabrutinib sono risultate coerenti con il profilo di sicurezza già noto e non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza. Gli eventi avversi (AEs) di grado ≥3 per tutte le cause si sono verificati nell’88,9% (n=264) dei pazienti trattati con la combinazione con acalabrutinib e nell’88,2% (n=262) dei pazienti trattati con la chemio-immunoterapia standard di cura, includendo la fibrillazione atriale di grado ≥3 nel 3,7% (n=11) e 1,7% (n=5) dei pazienti, ipertensione di grado ≥3 nel 5,4% (n=16) e 8,4% (n=25), emorragia grave di grado ≥3 nel  2,0% (n=6) e 3,4% (n=10),e infezioni di grado ≥ 3 nel 41,1% (n=122) e 34,0% (n=101), rispettivamente. Gli AEs gravi e di grado 5 sono risultati bilanciati nei bracci (69% [n=205] rispetto al 62% [n=184], e 12,1% [n=36] rispetto al 10,1% [n=30], rispettivamente). Gli AEs che hanno causato l’interruzione sono stati osservati nel 10,4% (n=31) e 6,4% (n=19) dei pazienti con la combinazione con acalabrutinib e con placebo rispettivamente. Nello studio sono stati riscontrati AEs legati a COVID-19, tra cui gli eventi di grado 5 che si sono verificati nel 9,4% (n=28) dei pazienti trattati con la combinazione con acalabrutinib e nel 6,7% (n=20) di quelli trattati con la chemio-immunoterapia standard di cura.

 

Note per i redattori

Il linfoma a cellule mantellari
MCL è una forma rara e tipicamente aggressiva di linfoma non Hodgkin (NHL), spesso diagnosticata in stadio avanzato, che si verifica quando i linfociti B mutano in cellule maligne all’interno di una regione del linfonodo nota come zona del mantello. Nonostante la risposta iniziale al trattamento, i pazienti tendono a presentare recidiva. Il linfoma a cellule mantellari rappresenta circa il 3-6% dei linfomi non-Hodgkin, con un’incidenza annuale dello 0,5 per 100.000 abitanti nei Paesi occidentali; negli Stati Uniti si stima che ogni anno vengano diagnosticati circa 4.000 nuovi casi di linfoma a cellule mantellari. Si stima che nel mondo vi siano più di 27.500 persone affette da MCL.

Lo studio ECHO
ECHO è uno studio multicentrico di Fase III randomizzato, in doppio cieco, controllato da placebo per la valutazione dell’efficacia e della sicurezza di acalabrutinib più bendamustina e rituximab rispetto alla chemioimmunoterapia standard di cura (bendamustina e rituximab) nei pazienti adulti di età ≥ 65 anni (n=635) con linfoma a cellule mantellari non precedentemente trattato. I pazienti sono stati randomizzati 1:1 a ricevere acalabrutinib o placebo somministrati oralmente due volte al giorno, in cicli di 28 giorni, più bendamustina nei giorni 1 e 2 e rituximab il giorno 1 di ogni ciclo. Dopo sei cicli di terapia di induzione, tutti i pazienti hanno continuato acalabrutinib o placebo in combinazione con bendamustina e rituximab, i pazienti ricevono acalabrutinib o placebo più rituximab di mantenimento per due anni e in seguito solo acalabrutinib o placebo fino a progressione di malattia.

L’endpoint primario è la PFS, valutata da un Comitato di Revisione Indipendente, mentre i principali endpoint secondari includono OS, tasso di risposta globale (ORR), durata della risposta (DoR) e tempo alla risposta (TTR). Lo studio comprende 27 Paesi di Nord e Sud America, Europa, Asia e Oceania.

Lo studio ECHO ha arruolato i pazienti da maggio 2017 a marzo 2023, continuando durante la pandemia di COVID-19. I pazienti con tumori del sangue presentano un rischio molto più elevato di esiti gravi dovuti a COVID-19, tra cui l’ospedalizzazione e la morte rispetto alla popolazione generale.

 

Acalabrutinib
Acalabrutinib è un inibitore selettivo della tirosin-chinasi di Bruton (BTK) di nuova generazione. Acalabrutinib si lega covalentemente a BTK, inibendo la sua attività. Nelle cellule B, la segnalazione di BTK determina l’attivazione di percorsi necessari alla proliferazione delle cellule B, traffico, chemiotassi e adesione.

Acalabrutinib è stato utilizzato per trattare più di 80.000 pazienti in tutto il mondo ed è approvato per il trattamento della leucemia linfocitica cronica (CLL) e per il linfoma a piccoli linfociti (SLL) negli Stati Uniti e in Giappone, per la leucemia linfocitica cronica (CLL) nell’Unione Europea e in numerosi altri Paesi nel mondo e in Cina per la leucemia linfocitica cronica recidivante o refrattaria e per il linfoma a piccoli linfociti. Acalabrutinib è inoltre approvato negli Stati Uniti, in Cina e in numerosi altri Paesi per il trattamento dei pazienti adulti con linfoma a cellule mantellari (MCL) trattati almeno con una precedente terapia. Acalabrutinib non è approvato attualmente per il trattamento del linfoma a cellule mantellari (MCL) in Giappone o nell’Unione Europea.

Nell’ambito di un ampio programma di sviluppo clinico, acalabrutinib è attualmente valutato come trattamento singolo e in combinazione con la chemio-immunoterapia standard di cura nei pazienti con diversi tumori del sangue a cellule B, tra cui la leucemia linfocitica cronica (CLL), il linfoma a cellule mantellari (MCL) e il linfoma diffuso a grandi cellule B e il linfoma follicolare.

AstraZeneca
AstraZeneca è un’azienda biofarmaceutica globale impegnata nella ricerca, nello sviluppo e nella commercializzazione di farmaci etici. Ci concentriamo sulla ricerca e puntiamo a essere leader in diverse aree terapeutiche: Oncologia, Malattie rare, Cardiovascolare, Metabolico e Renale, Respiratorio e Immunologico, Infettivologia. In Italia AstraZeneca conta oltre 1.000 dipendenti e ha investito nel 2022 38,9 milioni di euro in Ricerca e Sviluppo, con più di 150 studi clinici attivi in oltre 300 centri su tutto il territorio nazionale. Per informazioni www.astrazeneca.it e su LinkedIn.


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