|  | | | Anno II – Numero 53 – 10 giugno 2021 |
| | | Comitato scientifico editoriale: Giordano Beretta, Saverio Cinieri, Massimo Di Maio, Antonio Russo | Editore: Intermedia – Direttore Responsabile: Mauro Boldrini – Reg. Trib. di Brescia n.35/2001 del 2/7/2001 |
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| Lo studio pubblicato su Annals of Oncology DEBOLE IMMUNOGENICITA’ NEI PAZIENTI ONCOLOGICI DOPO LA PRIMA DOSE DI VACCINO ANTI-COVID 19 A BASE MRNA
Massimo Di Maio, Segretario AIOM: “Nelle persone fragili e nei pazienti oncologici in particolare, specialmente se anziani e se sottoposti all’effetto immuno-soppressivo della chemioterapia, la prima dose rischia di non essere affatto protettiva. In questa popolazione speciale, quindi, non è opportuno allungare l’intervallo tra la prima e la seconda dose”

| In uno studio condotto da Romain Palich del Dipartimento di Oncologia Medica dell’ospedale Pitié-Salpêtrière di Parigi (Francia), e colleghi, circa la metà dei pazienti con il cancro non ha mostrato risposta anticorpale anti-spike dopo la prima somministrazione del vaccino BNT162b2 (Pfizer-BioNTech), e il basso tasso di sieroconversione era peggiore nei pazienti anziani e in quelli in trattamento chemioterapico. Inoltre, anche nei pazienti con sieroconversione, il livello di risposta anticorpale risultava inferiore al previsto. I risultati dello studio sulla risposta anticorpale, 4 settimane dopo la prima somministrazione del vaccino BNT162b2 nei pazienti con cancro e negli operatori sanitari come popolazione di controllo, sono stati pubblicati il 28 aprile 2021 su Annals of Oncology. Nell’analisi sono stati inclusi i pazienti oncologici in trattamento attivo o trattati negli ultimi due anni e gli operatori sanitari che avevano ricevuto il vaccino tra il 17 febbraio e il 18 marzo 2021 all’ospedale Pitié-Salpêtrière. La titolazione degli anticorpi è stata effettuata prima della seconda somministrazione del vaccino BNT162b2. Gli anticorpi sono stati misurati in 110 pazienti oncologici e in 25 operatori sanitari. Nei pazienti con il cancro che non avevano contratto COVID-19 prima della vaccinazione, il tasso di sieroconversione era solo del 55% rispetto al 100% negli operatori sanitari. La titolazione degli anticorpi era significativamente superiore negli operatori sanitari rispetto ai pazienti sieropositivi con il cancro, in particolare 680 versus 315 ua/ml (p = 0,04). Sesso, sede del tumore e condizione di metastasi erano simili nei pazienti oncologici con e senza sieroconversione. Dopo l’aggiustamento per i potenziali confondenti, l’età >65 (odds-ratio [OR] 3,58, 95% intervallo di confidenza [IC] 1,40-9,15, p = 0,008) e il trattamento chemioterapico (OR 4,34 – 95% IC 1,67-11,30, p = 0,003) erano i due fattori fortemente associati alla mancanza di sieroconversione. Non si sono verificate infezioni sintomatiche da COVID-19 tra le due somministrazioni di vaccino tra i pazienti oncologici e tra gli operatori sanitari. Il gruppo di studio sostiene la non estensione del periodo di 21 giorni tra le due somministrazioni del vaccino nei pazienti con il cancro e l’esecuzione del monitoraggio sierologico per verificare la risposta anticorpale in questa popolazione. Raccomanda anche la vaccinazione anti COVID-19 di familiari e amici. Lo studio è stato approvato dalla Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés…continua a leggere
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ASCO
LE TERAPIE PER IL TUMORE AL SENO NON AUMENTANO IL RISCHIO DI INFEZIONE O DI MORTE DA COVID-19
| I farmaci per il cancro che abbassano le difese immunitarie non hanno più probabilità di aumentare il rischio di infezione o di morte da COVID-19 rispetto alle terapie oncologiche che non influiscono sul sistema immunitario, secondo un nuovo studio. I ricercatori riferiscono che i risultati contestano le preoccupazioni iniziali che tali trattamenti, che avvelenano le cellule tumorali, siano troppo pericolosi per essere continuati durante la pandemia. Condotto dai ricercatori del NYU Langone Health e del Perlmutter Cancer Center, il nuovo studio, che ha coinvolto più di 3.000 donne in trattamento per il tumore del seno durante il picco della pandemia a New York City, ha mostrato che solo 64, il 2%, hanno contratto il virus. In questo gruppo 10 pazienti sono morte di COVID-19, numero che secondo gli autori dello studio è basso e atteso per questo gruppo di età, indipendentemente dal cancro. In particolare, le pazienti in trattamento chemioterapico citotossico presentavano circa lo stesso rischio di infezione da coronavirus di quelle trattate con altre classi di farmaci con un impatto minimo sulle difese del sistema…continua a leggere
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BRITISH MEDICAL JOURNAL | ISS | ECDC | DOPO IL COVID UNA PERSONA SU 7 SVILUPPA UNA NUOVA PATOLOGIA
Il 14% degli adulti colpiti da Covid-19 ha sviluppato almeno una nuova patologia che ha richiesto cure mediche durante la fase post-acuta della malattia, secondo uno studio pubblicato sul British Medical Journal. “Piccoli studi suggeriscono che alcuni sopravvissuti sviluppano patologie a breve e lungo termine. Ma pochi lavori hanno esaminato l’eccesso di rischio di nuove condizioni cliniche a causa dell’infezione da coronavirus dopo il periodo di recupero iniziale” afferma Sarah Daugherty, dell’UnitedHealth Group, Minneapolis, autrice principale del lavoro. Per colmare questa lacuna, i ricercatori hanno identificato 266.586 adulti (18-65 anni) che hanno ricevuto una diagnosi di infezione da Covid-19 dal 1° gennaio al 31 ottobre 2020 ed hanno controllato se a questi individui fosse stata diagnosticata almeno una di 50 patologie fino a sei mesi dopo l’infezione iniziale. Gli individui sono stati abbinati a tre gruppi di confronto senza infezione da Covid-19, uno dei quali con diagnosi di altre infezioni virali delle basse vie respiratorie. L’analisi dei dati ha mostrato che un adulto su sette con infezione da Covid-19 ha presentato almeno una nuova patologia dopo la fase acuta, una percentuale maggiore del 5% rispetto ai gruppi di confronto senza patologie e dell’1,65% rispetto agli individui con diagnosi di malattia virale del tratto respiratorio inferiore…continua a leggere | “DATI SUI VACCINI INDICANO UNA PROTEZIONE PROTRATTA NEL TEMPO”
I dati più recenti, relativi a un periodo compreso fra 105 e 112 giorni dalla prima dose del vaccino anti Covid-19, suggeriscono “una protezione protratta nel tempo”. Lo indica il secondo rapporto redatto dal gruppo di lavoro ‘Sorveglianza vaccini Covid-19’ di Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Ministero della Salute, che aggiorna quello del 15 maggio scorso e anche questo frutto dell’analisi congiunta dei dati dell’anagrafe nazionale vaccini e della sorveglianza integrata Covid-19. “A partire dai 105-112…continua a leggere
ISTAT
NEL 2020 UN ITALIANO SU 10 HA RINUNCIATO A VISITE E ANALISI
”Nel 2020, in Italia, quasi 1 cittadino su 10 ha dichiarato di aver rinunciato, pur avendone bisogno, a visite o accertamenti negli ultimi 12 mesi per motivi legati a difficoltà di accesso”. Lo ha riferito il direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell’ISTAT, Francesco Maria Chelli, nel corso dell’audizione sul decreto-leggeSostegni bis, in commissione Bilancio alla Camera. Il dato che si registra nel 2020 ”è certamente…continua a leggere | CONSIDERARE LA VACCINAZIONE NEGLI ADOLESCENTI, MA ANZIANI E FRAGILI PRIORITARI
“Con il progredire delle vaccinazioni” contro il Covid-19, “stiamo arrivando alla fase in cui è necessario prendere in considerazione l’immunizzazione dei gruppi di età più giovane come gli adolescenti”. Lo ha affermato Andrea Ammon, direttore dell’ECDC, il Centro europeo per il controllo delle malattie, che ha pubblicato un report sulle vaccinazioni anti-Covid per i più giovani, a qualche giorno del via libera dell’ente regolatorio europeo (EMA) all’uso del vaccino Pfizer-BionTech nei 12-15enni. “La nostra guida – ha spiegato Ammon – evidenzia diverse questioni importanti di cui i responsabili politici devono tenere conto…continua a leggere
EMA
COVID-19: PROVE INSUFFICIENTI PER L’USO DI CORTICOSTEROIDI INALATORI
Non ci sono prove sufficienti che dimostrino che i corticosteroidi per inalazione apportino un beneficio ai pazienti con Covid-19 e non si può escludere la possibilità di danni in pazienti Covid con livelli normali di ossigeno. Lo scrive l’EMA agli operatori sanitari nella Nota “Dati insufficienti sull’uso di corticosteroidi per inalazione per il trattamento di Covid-19”. La task force contro Covid-19 (Covid-Etf)…continua a leggere |
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