Anno II – Numero 46 – 22 aprile 2021
Comitato scientifico editoriale: Giordano Beretta, Saverio Cinieri, Massimo Di Maio, Antonio Russo
Editore: Intermedia – Direttore Responsabile: Mauro Boldrini – Reg. Trib. di Brescia n.35/2001 del 2/7/2001

Lo studio pubblicato su Nature Cancer

TASSI DI SIEROCONVERSIONE TRA I PAZIENTI ONCOLOGICI COLPITI DA COVID-19

Saverio Cinieri, Presidente eletto AIOM: “Siamo confortati dall’elevato livello di produzione di anticorpi nei pazienti oncologici affetti da Covid-19. Questo ci fa ben sperare nella copertura della campagna vaccinale in corso con successo anche nel nostro Paese”

La maggior parte dei pazienti oncologici affetti da COVID-19 produce anticorpi ad un tasso simile al resto della popolazione, ma questa capacità dipende dal tipo di tumore e dai trattamenti ricevuti, secondo un nuovo studio pubblicato da Astha Thakkar e colleghi su Nature Cancer. I risultati possono favorire una migliore assistenza dei pazienti oncologici che sono esposti a un rischio maggiore di morire a causa di COVID-19 e suggeriscono che questi pazienti possono rispondere bene ai vaccini anti-COVID-19.
“Abbiamo condotto lo studio per il timore che i pazienti oncologici che sviluppano l’infezione da COVID-19 non possano beneficiare della stessa protezione anticorpale delle persone non affette da cancro, visto che molti sono immuno-compromessi,” afferma il primo autore dello studio Astha Thakkar, oncoematologo del Montefiore Medical Center/Albert Einstein College of Medicine di New York. “I nostri risultati mostrano che la maggior parte dei pazienti oncologici è in grado di montare una risposta anticorpale al coronavirus simile alla popolazione generale. Secondo il nostro studio, le persone con una storia di cancro sono probabilmente protette dalla reinfezione come quelle senza la malattia e probabilmente rispondono bene ai vaccini”.

Tassi di sieroconversione
Lo studio retrospettivo comprendeva 261 pazienti con cancro, il 77% dei quali con tumori solidi e il 23% con tumori ematologici. I partecipanti sono stati assistiti al Montefiore tra l’1 marzo e il 15 settembre 2020, e sono risultati positivi a COVID-19 in seguito al test di reazione a catena della polimerasi per la rilevazione del coronavirus o precedente esposizione a COVID-19 determinata attraverso il test degli anticorpi, o entrambi.
L’età media dei pazienti era di 64 anni ed erano quasi equamente suddivisi tra uomini e donne. Circa il 56% dei pazienti (147 di 261) presentava infezione sintomatica da coronavirus, mentre il 44% (114 di 261) aveva infezione asintomatica. Oltre il 40% dei pazienti era di etnia nera, il 30% di etnia ispanica, circa il 15% era costituito da bianchi, il 3% era asiatico e il 6% apparteneva ad altri gruppi etnici. Il tasso globale di sieroconversione – produzione di anticorpi in risposta all’infezione – era del 92%. Tuttavia, paragonando i pazienti con tumori solidi a quelli con tumori del sangue, questi ultimi presentavano un tasso di sieroconversione solo dell’81,7%, significativamente più basso rispetto al 94,5% mostrato dai pazienti con tumori solidi.
“I trattamenti normalmente offerti ai pazienti con tumori ematologici – terapia con anticorpi anti-CD20, trapianto di cellule staminali e steroidi – sono noti per l’azione di inibizione della risposta del sistema immunitario, il che spiega il minor tasso di produzione di anticorpi in questi pazienti e il loro maggior rischio di sviluppare l’infezione grave da COVID-19”, afferma l’autore senior Balazs Halmos, Direttore del Multidisciplinary Thoracic Oncology Program al Montefiore, Professore di Medicina all’Einstein e membro dell’Albert Einstein Cancer Center (AECC).
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European Lung Cancer Virtual Congress

COVID: AUMENTO DI METASTASI CEREBRALI NEI PAZIENTI CON TUMORE DEL POLMONE NON A PICCOLE CELLULE IN STADIO IV

La tomografia computerizzata (CT) e/o la risonanza magnetica (MRI) hanno dimostrato che il 39% dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) di stadio IV ha presentato metastasi cerebrali de novo durante la pandemia COVID-19, in percentuale superiore ai tassi storici, e molti pazienti erano asintomatici per metastasi cerebrali. Questi risultati sono stati presentati allo European Lung Cancer Virtual Congress 2021 (25-27 marzo 2021).
Wanyuan Cui del Dipartimento di Medicina (Polmone), The Royal Marsden Hospital – NHS Foundation Trust di Londra, e colleghi hanno valutato se la riduzione delle procedure diagnostiche e l’accesso ritardato durante la pandemia COVID-19 possano aver causato diagnosi tardive di NSCLC e aumentato le diagnosi di metastasi cerebrali de novo. I ricercatori hanno definito l’incidenza al basale delle metastasi cerebrali nei pazienti asintomatici tra quelli con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) di stadio IV che si sono presentati al Royal Marsden Hospital da giugno a novembre 2020. Questo studio costituisce un’analisi descrittiva di dati raccolti prospettivamente.
Dei 172 pazienti identificati con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC), 95 (55%) sono stati sottoposti a imaging cerebrale e 77 (45%) non l’hanno effettuato.

Un numero maggiore di pazienti mostrava varianti molecolari conosciute
Il paragone tra le due coorti ha mostrato che un maggior numero di pazienti sottoposti a imaging cerebrale aveva un buon ECOG performance status (PS) e riceveva terapia sistemica rispetto a quelli non sottoposti a imaging cerebrale. Nella coorte con imaging cerebrale il 17%, 72% e 11% dei pazienti riportava un Performance Status (PS) pari a 0, 1-2 o 3-4, rispettivamente, mentre nella coorte senza imaging il 6%, 48% e 35% aveva un PS di 0, 1-2 o 3-4, rispettivamente. Per il 10% dei pazienti nella coorte senza imaging i dati di PS non erano disponibili (NA)…continua a leggere


AIFASTILI DI VITAIL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

TERZO RAPPORTO SULLA SORVEGLIANZA DEI VACCINI COVID-19

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato il terzo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 marzo 2021 per i tre vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 46.237 segnalazioni su un totale di 9.068.349 dosi somministrate di cui il 92,7% sono riferite a eventi non gravi, che si risolvono completamente, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Le segnalazioni gravi corrispondono al 7,1% del totale, con un tasso di 36 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate…continua a leggere


OMS

“CAPACITÀ PRODUTTIVA DI VACCINI INSUFFICIENTE”

“La pandemia ha dimostrato che la capacità di produzione globale non è sufficiente per fornire vaccini e altri prodotti sanitari essenziali in modo rapido ed equo dove sono più necessari. Investire in una capacità produttiva nazionale sostenibile e sicura è fondamentale per garantire programmi di immunizzazione essenziali e costruire sistemi sanitari forti e resilienti contro le inevitabili emergenze sanitarie del futuro. L’OMS è pronta a fornire supporto tecnico immediato per assistere i Paesi nella valutazione della fattibilità di una produzione locale e nell’accesso alla tecnologia e al know-how”. Lo ha detto il DG dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, chiudendo il consueto aggiornamento su Covid-19 nel mondo…continua a leggere


ATTIVITÀ FISICA RIDUCE RISCHIO DI RICOVERO, TERAPIA INTENSIVA E MORTE PER COVID-19

Secondo uno studio pubblicato sul “British Journal of Sports Medicine”, l’attività fisica regolare fornisce una forte protezione dal ricovero in ospedale, dalla necessità di terapia intensiva e dalla morte a causa di COVID-19. Anche fare esercizio in modo non regolare ha ridotto comunque le probabilità di gravi esiti da COVID-19 rispetto a persone che non erano attive. “Questo è un campanello d’allarme per l’importanza di stili di vita sani e soprattutto dell’attività fisica”, afferma Robert Sallis, del Kaiser Permanente Fontana Medical Center, primo autore dello studio. Per valutare l’effetto dell’esercizio sugli esiti di COVID-19, i ricercatori hanno identificato 48.440 adulti che avevano ricevuto una diagnosi di COVID-19 dal 1° gennaio al 21 ottobre 2020, e ai quali erano stati richiesti, in occasione di visite ambulatoriali, dati su quanti giorni alla settimana dedicassero a esercizi da moderati a intensi e, in media, quanti minuti durasse l’esercizio fisico a quel livello. I pazienti in questo studio avevano un’età media di 47 anni, includevano il 61,9% di donne e rispettavano la diversa composizione etnica della popolazione della California meridionale. Della coorte totale, il 6,4% era costantemente attivo e il 14,4% era costantemente inattivo, mentre i rimanenti individui rientravano nella categoria attiva in modo irregolare. Tra i pazienti che hanno sviluppato COVID-19, l’8,6% è stato ricoverato, il 2,4% è stato ricoverato in terapia intensiva e l’1,6% è deceduto….continua a leggere


DRAGHI: “PANDEMIA CI IMPONE DI ESSERE MEGLIO PREPARATI PER IL FUTURO. ORA RISTRUTTURARE SISTEMI SANITARI NAZIONALI”

“L’attuale pandemia ci impone di essere meglio preparati per il futuro. Dobbiamo sostenere la ricerca, rafforzare le catene di approvvigionamento e ristrutturare i sistemi sanitari nazionali. Dobbiamo rafforzare il coordinamento e la cooperazione globali. Il nostro lavoro deve iniziare ora, poiché non sappiamo per quanto tempo durerà questa pandemia o quando ci colpirà la prossima”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in un videomessaggio in vista del Global Health Summit del prossimo 21 maggio a Roma, partecipando con la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen ai lavori del webinar di ascolto con i rappresentanti della società civile. “La pandemia Covid – ha ricordato Draghi – ha causato più di tre milioni…continua a leggere



LANCET PSYCHIATRY


UN SOPRAVVISSUTO AL COVID SU TRE HA DISTURBI NEUROLOGICI O MENTALI

In uno studio condotto su oltre 230.000 pazienti, per la maggior parte statunitensi, uno su tre sopravvissuto al COVID-19 ha ricevuto diagnosi di un disturbo mentale o psichiatrico entro sei mesi. I casi di ictus, demenza e altre patologie neurologiche post-COVID erano più rari, hanno sottolineato i ricercatori, ma erano comunque significativi, soprattutto in chi aveva avuto una forma grave della malattia. “I nostri risultati indicano che le patologie mentali e i disturbi psichiatrici sono più comuni dopo il COVID-19 che dopo l’influenza o altre infezioni respiratorie”, osserva Maxime Taquet, psichiatra presso l’Università di Oxford, che ha co-condotto…continua a leggere

 




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