Anno I – Numero 25 – 12 novembre 2020
Comitato scientifico editoriale: Giordano Beretta, Saverio Cinieri, Massimo Di Maio, Antonio Russo
Editore: Intermedia – Direttore Responsabile: Mauro Boldrini – Reg. Trib. di Brescia n.35/2001 del 2/7/2001

La revisione di 34 studi pubblicata sul BMJ

TUMORI: OGNI MESE DI RITARDO NELLE CURE PUÒ AUMENTARE LA MORTALITÀ


Massimo Di Maio, Segretario AIOM: “Le stime si riferiscono ai pazienti candidati a trattamenti con intento guaritivo per 7 tipi di tumore. I numeri del lavoro di BMJ stimano l’incremento relativo (non assoluto) del rischio di morte. I tempi di latenza nella presa in carico aggiungono una voce ‘indiretta’ al terribile conto dei danni provocati dal Covid”

I pazienti a cui viene rimandato il trattamento del cancro, perfino di un mese, possono presentare in molti casi un incremento relativo del rischio di morte, dal 6% al 13% in più rispetto al rischio di chi riceve il trattamento nei tempi ottimali, rischio che continua ad aumentare quanto più a lungo si ritardano le cure. È quanto evidenzia una ricerca pubblicata online sul The BMJ.
Ricercatori canadesi e inglesi hanno evidenziato un impatto significativo sulla mortalità nel caso in cui venga posticipato il trattamento – che si tratti di chirurgia, terapia sistemica (come chemioterapia) o radioterapia – per 7 tipi di tumori. A livello globale, i sistemi sanitari, a causa della pandemia, devono affrontare i ritardi nei trattamenti, che, come noto, possono determinare conseguenze negative sui risultati delle cure. Ma l’esatto impatto dei ritardi (dalla diagnosi di cancro all’inizio del trattamento) sulla mortalità non è stato finora analizzato in modo approfondito. La necessità di capire meglio le conseguenze di questi ritardi è particolarmente importante durante la pandemia da COVID-19, perché molti Paesi hanno dovuto rinviare la chirurgia oncologica elettiva e la radioterapia, così come hanno ridotto l’utilizzo delle terapie sistemiche, mentre i sistemi sanitari hanno indirizzato le risorse alla lotta contro la pandemia.
Un’équipe di ricercatori britannici e canadesi, guidata da Timothy Hanna della Queen’s University di Kingston in Canada, ha effettuato una revisione di 34 studi (pubblicati tra gennaio 2000 e aprile 2020) su 17 indicazioni terapeutiche per 7 tumori. I dati analizzati riguardano complessivamente circa un milione e duecentomila pazienti. Questi studi contenevano dati sugli interventi chirurgici, terapie sistemiche (come la chemioterapia) o radioterapia per sette forme di tumori – vescica, seno, colon, retto, polmone, cervice, testa-collo – che insieme rappresentano il 44% di tutti i tumori a livello globale.
I ritardi sono stati misurati dalla diagnosi al primo trattamento, o dal completamento di un trattamento all’inizio del successivo. L’associazione tra ritardo e aumento della mortalità era significativa per 13 delle 17 indicazioni. L’analisi dei risultati ha mostrato che, in tutti e tre gli approcci terapeutici, il ritardo di quattro settimane era associato ad un aumento del rischio di morte. Per quanto riguarda la chirurgia, l’aumento relativo del rischio di morte era del 6-8% (Hazard Ratio 1.06 – 1.08) ogni 4 settimane di ritardo..
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IL SONDAGGIO  LA MAGGIOR PARTE DEI PAZIENTI ONCOLOGICI VUOLE PARTECIPARE AGLI STUDI CLINICI DURANTE LA PANDEMIA

Patient Power, organizzazione di informazione sul cancro guidata dai pazienti, ha evidenziato che la maggior parte delle persone colpite da cancro desidera partecipare agli studi clinici nonostante la pandemia di COVID-19, come dimostra un recente sondaggio su 1.485 pazienti. Il sondaggio “Patient Power COVID-19 Cancer Trial”, il secondo condotto da Patient Power sull’opinione dei pazienti oncologici sugli studi clinici, ha mostrato come le persone vogliano partecipare alle sperimentazioni, anche se ciò significa recarsi frequentemente nelle strutture cliniche durante la pandemia.

Mancanza di discussione sugli studi
Tra i pazienti che hanno partecipato agli studi clinici durante la pandemia, la stragrande maggioranza ha pensato che la loro sicurezza fosse garantita dai responsabili degli studi. Tuttavia, il sondaggio ha anche rivelato che i team medici hanno discusso in merito alla partecipazione agli studi clinici solamente con il 15% dei pazienti, al di sotto del 57% dei pazienti che avevano riportato di aver avuto quelle discussioni con i loro medici nel primo sondaggio “Patient Power Cancer Trial”, condotto a febbraio 2020. Il sondaggio “Patient Power COVID-19 Cancer Trial”, inoltre, aveva il doppio dei partecipanti rispetto al precedente sondaggio pre-pandemia. continua a leggere


LO STUDIODICHIARAZIONE CONGIUNTA OMS – ICMRAAGENAS

COVID: NESSUNA DIFFERENZA NEGLI ANTICORPI TRA SANI E PAZIENTI ONCOLOGICI

Nei malati di tumore gli anticorpi contro il coronavirus SarsCov2 si attivano come nelle persone sane: lo dimostra uno studio pilota dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, pubblicato sulla rivista Annals of Oncology. “Tutti i malati di Covid-19 sviluppano anticorpi specifici al virus entro tre settimane dal contagio – spiega Giuseppe Curigliano, coordinatore della ricerca – ma fino a ieri non esistevano dati sui pazienti oncologici. Noi abbiamo dimostrato che non c’è differenza significativa nello sviluppo di anticorpi fra pazienti con tumore e individui sani: i malati di cancro si immunizzano dal Covid come il resto della popolazione”. Una buona notizia per gli oncologi, visto che i malati di cancro sono più a rischio di sviluppare forme gravi di Covid e complicanze severe…continua a leggere


NATIONAL INSTITUTES OF HEALTH 

STUDIO USA BOCCIA IDROSSICLOROCHINA

Nuova e definitiva bocciatura per l’antimalarico idrossiclorochina. Lo studio clinico dei National Institutes of Health (NIH) americani sulla sicurezza e l’efficacia del farmaco per i pazienti ricoverati con Covid-19 ha formalmente concluso che il medicinale “non fornisce alcun beneficio clinico ai malati in ospedale”. I dati finali e le analisi dello studio, interrotto a giugno e finanziato dal National Heart, Lung, and Blood Institute, parte dei NIH, sono stati pubblicati on line sul “Journal of the American Medical Association”. Lo studio “Orchid” era iniziato dopo analisi di laboratorio e rapporti preliminari che suggerivano che l’idrossiclorochina, comunemente usata per trattare la malaria e condizioni reumatiche come l’artrite, potesse essere promettente nel trattamento di Sars-CoV-2. continua a leggere



“PIU’ COLLABORAZIONE NELLA RICERCA DI VACCINI E FARMACI”

In considerazione dell’elevato numero di vaccini e trattamenti COVID-19 in fase di sviluppo e della loro diffusione potenzialmente imminente, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’International Coalition of Medicines Regulatory Authorities (ICMRA) hanno unito le forze per sostenere e promuovere pratiche normative più rigorose e basate sull’evidenza, supportando l’allineamento dei processi normativi in tutti i Paesi. Attraverso una dichiarazione congiunta, ICMRA e OMS ribadiscono l’importanza della cooperazione multilaterale per affrontare le sfide sanitarie globali legate alla pandemia COVID-19, che colpisce così tante persone nel mondo. “Tali sfide – si legge in una nota – possono essere affrontate al meglio collaborando per garantire il mantenimento di standard scientifici rigorosi di revisione e supervisione, garantendo ai pazienti l’accesso a prodotti medici sicuri ed efficaci nel più breve tempo possibile”.
Le autorità regolatorie hanno infatti la responsabilità di approvare prodotti di qualità garantita, sicuri ed efficaci basati su dati solidi e affidabili; l’approvazione normativa deve essere basata su una valutazione scientifica indipendente su benefici e rischi.
Studi clinici controllati randomizzati, che controllano i bias, soddisfano gli standard di buona pratica clinica, rispettano i diritti, l’autonomia e la sicurezza dei partecipanti alle sperimentazioni cliniche e che possono essere verificati concorrono a raccogliere al meglio dati solidi e affidabili sull’efficacia e la sicurezza per supportare l’immissione sul mercato di medicinali e vaccini. .
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ISTITUITO IL GRUPPO DI LAVORO SULLA GESTIONE DEI RICOVERI DI PAZIENTI COVID

Il direttore generale dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), Domenico Mantoan, ha istituito un gruppo di lavoro per definire i criteri di appropriatezza dei pazienti Covid-19 nei diversi setting assistenziali e, in particolare, all’interno delle strutture intermedie, nei reparti di malattie infettive e di pneumologia oltre che nei reparti di area intensiva e sub-intensiva. Lo rende noto l’Agenas sul suo sito. “Il gruppo di lavoro – dichiara il Dg Mantoan – rientra nei compiti previsti dallo Statuto dell’Agenzia, che ha come scopo prioritario quello di svolgere attività di supporto tecnico-operativo alle politiche statali e regionali di governo del sistema sanitario, all’organizzazione dei servizi e delle prestazioni assistenziali.. ..continua a leggere


EUROPA

IL VECCHIO CONTINENTE PRINCIPALE FONTE DI DIFFUSIONE DEL VIRUS

Non è la Cina ma l’Europa l’area del mondo identificata come la principale fonte di diffusione di Sars-Cov-2, il virus che causa il Covid-19. A dirlo è uno studio sul genoma virale che è stato realizzato dalle Università di Huddersfield, nel Regno Unito, e del Minho, in Portogallo, e che è stato pubblicato sulla rivista scientifica Microorganisms. Il lavoro si è concentrato sui 27.000 genomi virali di Sars-Cov-2 identificati in tutto il mondo dall’inizio della pandemia. Grazie a questa analisi i ricercatori hanno notato come le restrizioni ai viaggi in Gran Bretagna e nel resto d’Europa sembrino essere state “troppo poche” e fatte “troppo tardi” e che l’effettiva diffusione in America e nelle altre parti del pianeta sia avvenuta in gran parte attraverso l’Europa e non dalla Cina, da dove invece il virus ha avuto origine. continua a leggere

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