20 Maggio 2010
“UN GOL PER LA VITA” CENTRA L’OBIETTIVO DELLA PREVENZIONE.
I 2 VINCITORI DEL GIOCO PROTAGONISTI AI MONDIALI IN SUDAFRICA
Milano, 20 maggio 2010 – Coinvolti 15.000 ragazzi, decine di testimonial e le Istituzioni: bilancio positivo per il primo progetto di sensibilizzazione oncologica col mondo del calcio. I premiati volano con gli azzurri a Città del Capo
La Fondazione Facchetti ha segnato la sua prima rete: il progetto “Un gol per la vita” (www.ungolperlavita.it) ha coinvolto, nei 3 mesi del girone di ritorno della serie A, 15.000 ragazzi e decine di testimonial. Campioni come Demetrio Albertini, Fabio Cannavaro, Andrea Pirlo, Jury Chechi, Diana Bianchedi e Margherita Granbassi ma anche protagonisti dello sport come il presidente Massimo Moratti o tifosi d’eccezione come Gino Strada. L’iniziativa, lanciata il 23 febbraio a Palazzo Chigi, aveva già raccolto patrocinii illustri: dalla Presidenza del Consiglio, al CONI, alla FIGC, al Comune di Milano, alla Federazione Medico Sportiva Italiana, oltre all’Internazionale F.C. L’obiettivo? “Sensibilizzare soprattutto i più giovani a stili di vita corretti per prevenire i tumori – afferma il prof. Emilio Bajetta, presidente della Fondazione -. Vogliamo avvicinarci ai ragazzi, un pubblico solitamente trascurato, perché a quest’età si è spesso più vulnerabili a modelli negativi. I dati sono allarmanti: il 13% degli italiani fra i 18 e i 24 anni è in sovrappeso od obeso, il 19% degli under 17 eccede abitualmente con l’alcol e, fra i fumatori, ben il 58% ha iniziato prima dei 17 anni”. Sul sito è stato attivato il “campionato della salute” e una gallery per votare lo slogan più efficace: i due bravi e fortunati vincitori, premiati per la costanza e l’impegno con cui hanno seguito le varie fasi del progetto, voleranno in Sudafrica, a Città del Capo, per una settimana per assistere alla partita Italia–Paraguay del 14 giugno. “Un gol per la vita” ha il supporto della Banca Popolare di Milano e di Isokinetic. Il gioco è stato attivato on line, nelle scuole e a San Siro, in occasione delle partite “casalinghe” dell’Inter. “Lo stadio – continua Gianfelice Facchetti, figlio del campione e consigliere della Fondazione – può rappresentare non solo un luogo di sport, ma, grazie alla sua capacità catalizzatrice, anche un veicolo per trasmettere messaggi educazionali. Facendo leva su un interesse molto diffuso, come la passione per il calcio e lo sport in generale, siamo riusciti a coinvolgere tantissimi ragazzi, il modo migliore per portare avanti in concreto gli obiettivi della Fondazione”. Un organismo, nato nel novembre 2008, che si propone di svolgere anche attività di studio, raccolta fondi e promozione di progetti di ricerca: fra questi, uno originalissimo su doping e cancro, già attivo all’Istituto Nazionale dei Tumori dove la Fondazione ha sede.