giovedì, 7 dicembre 2023
Medinews
25 Febbraio 2005

TUMORI PROSTATA: MENO MORTALITA’ E PIU’ QUALITA’ DI VITA CON NUOVO FARMACO

Roma – In Italia il cancro alla prostata colpisce 100 mila persone, con oltre 14 mila nuovi casi l’anno di cui un terzo (4.700 circa) non sopravvive.
Ma da oggi sarà disponibile il “docetaxel” un nuovo farmaco chemioterapico, molto efficace e tollerato soprattutto quando il paziente non risponde più a trattamenti ormonali.
Il prodotto classificato in fascia H e gia’ utilizzato da molti anni per i tumori del seno e del polmone e ha dimostrato, in due studi che hanno coinvolto circa 1800 pazienti, ottimi risultati riducendo del 24% il rischio di morte.
I due studi, battezzati Tax 327 e SWOG 9916 e pubblicati nell’ottobre scorso sul ‘New England Journal of Medicine’, hanno mostrato che, rispetto alla chemioterapia standard a base di mitoxantrone-prednisone (un derivato del cortisone), la combinazione docetaxel-prednisone, oltre a maggiori prospettive, migliora anche la qualita’ di vita di questi pazienti refrattari: la risposta al trattamento raggiunge percentuali dell’85% e l’efficacia sul dolore e’ del 59%.
Per gli ottimi risultati la nuova cura, approvata da maggio Fda (l’agenzia americana di controllo sui farmaci) e dall’EMEA (l’analoga agenzia europea) nell’ottobre scorso, e’ stata accolta con molto interesse dagli oncologi italiani.
“E’ un grande passo avanti – ha commentato Giuseppe Martorana, direttore della Clinica Urologica all’universita’ di Bologna – poiché i pazienti inoperabili (oggi il 40%), e la maggior parte di quelli che dopo l’asportazione della prostata rischiano una ricaduta, vengono trattati con ormoni androgeni che pero’, dopo quattro anni al massimo, non sono piu’ efficaci”
Le persone affette dal cancro alla prostata hanno bisogno di chemioterapici, ma finora ne esistevano solo due (mitoxantrone e estramustina, un cocktail di chemio e ormoni estrogeni), poco efficaci e con troppi effetti collaterali.
“Al trattamento chemioterapico – ha spiegato Luigi Dogliotti, ordinario di Oncologia medica all’universita’ di Torino – si ricorre dopo l’intervento chirurgico di asportazione del tumore prostatico e dopo che, a una ripresa della malattia, i pazienti non rispondono più al trattamento ormonale antiandrogeno. Questo trattamento ormonale, infatti, e’ in grado di bloccare la malattia, ma dopo 2-3 anni il tumore diventa refrattario alla cura”.
E per questo gli oncologi e gli urologi hanno pensato a un utilizzo del docetaxel che anticipi questa eventualita.
”Oggi – conclude Giuseppe Martorana presidente della Societa’ Italiana di Urologia Oncologica – sono in corso studi per verificare l’efficacia di un trattamento precoce con docetaxel, ancora prima che sia documentata la refrattarietà, senza dimenticare l’importanza della diagnostica attraverso test Psa e della biopsia”
Giuliano D’Ambrosio
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