Si chiude oggi a Valderice III Convegno scientifico “Le nuove grandi frontiere dell’oncologia” – Nuove prospettive per la qualità di vita del paziente oncologico
Valderice (Tr), 1 aprile 2006 – “In dieci anni in Sicilia si è passati dai 1351 casi di malati oncologici curati all’estero nel 1992 a soltanto 259 nel 2002, un risultato pari al 20% dovuto ai maggiori investimente attuati dalla Regione nella prevenzione, nella diagnosi precoce e nella cure specializzate.Ma la minore incidenza delle malattie oncologiche nel sud non incide abbastanza sulla mortalità ancora sopra alla media nazionale – ha affermato il dott.Carmelo Iacono,segretario nazionale dell ‘AIOM (Associazione Italina Oncologia Medica) nel corso dei lavori del III Convegno scientifico “Le nuove grandi frontiere dell’oncologia” aperto ieri 31 marzo a Valderice (Tp).
Il congresso, organizzato dalla Fondazione “A. Campanile”, dalla Fondazione “Auxilium, dall’ Associazione Italiana Oncologia medica e dalla diocesi di Trapani, ha visto la partecipazione di circa 500 medici e infermieri provienienti da diverse parti del paese per affrontare due big killer: il tuomore del coln retto e del pancreas.
I pazienti affetti da tumore al colon retto operati in laparoscopia vivono di più.
E’ quanto emerge dall’intervento tenuto oggi a Valderice dal prof. Carlo Staudacher, direttore del dipartimento di scienze chirurgiche del “San Raffaele di Milano” che ha presentato ai medici presenti l’esperienza acquisita nella chirurgia laparoscopica estesa in particolare alla terapia chirurgica del tumore del colon retto.
In sicilia l’incidenza del Tumore al colon del retto è di 4500 nuovi casi l’anno quasi il 12% dei casi rispetto a dati nazionali (37.000 casi) con una sopravvvivenza pari al 50% dopo 5 anni.
“Tendenzialmente – ha spiegato Staudacher – la sopravvivenza è più lunga e migliore la qualità di vita garantita al paziente”.
“Il processo chirurgico tradizionale, infatti, associato al successivo processo riparativo inibisce le difese immunitarie aumentando la possibilità che il tumore esploda.
La laparoscopia invece mantiene normali le difese immunitarie e mantiene costante la presenza di una proteina,la insulin growth factor che ha una marcata attività antitumorale e che riduce la sua presenza nel sangue nel decorso post-operatorio tradizionale.
Solo il 5% degli ospedali italiani praticano questa tecnica; nel 2005 il 78% degli interventi sul colon-retto effettuati presso l’istituto “San Raffaele” sono stati effettuati con questa tecnica.
Situazione del tutto diversa per quanto riguarda il tumore del pancreas che ha un incremento 1.2 % dei incidenza l’anno con una sopravivvenza a un anno dalla diagnosi del 5%.
“L’endoscopia digestiva – ha dichiarato il prof. il prof. Pier Alberto Testoni, direttore dell’unità operativa di gastroenterologia ed endoscopia dell’Istituto Scientifico “San Raffaele” di Milano e docente dell’Università Vita e Salute del San Raffaele – si rivela attualmente il modo migliore per gestire i pazienti affetti da tumore al pacreans non più operabili o in cui non è possibile procedere con un intervento chirurgico radicale (circa l’80% dei pazienti affetti da cancro al pancreas in quanto le lesioni al pancreas sono difficilmente prevedibili).
Le tecniche endoscopiche infatti permettono di migliorare la qualità della vita, sono meno invasive, necessitano di una degenza molto breve e soprattutto permettono di iniziare immediatamente i successivi trattamenti di chemioterapia senza aspettare i 30 giorni necessari dopo un intervento chirurgico di tipo tradizionale.
Un dato importantissimo – continua il prof. Pier Alberto Testoni – per allungare la vita del paziente se pensiamo che le metastasi in un mese raddoppiano.
Inoltre le tecniche endoscopiche permettono l’abbattimento dei costi sanitari di un terzo: il costo di gestione di un paziente operato in maniera tradizionale è di 60 mila dollari; quello di un paziente operato in via endoscopica di 20 mila dollari.
Altre tecnologie sono in fase di “valutazione sperimentale” e rappresentano le vie alternative del futuro afferma il prof. Testoni. Il “San Raffale” di Milano ha iniziato una sperimentazione sugli animali in cui le lesioni al pancreas che tendono a crescere vengono trattati con termoablazione, con un ago dalla punta calca che “brucia” le lesioni.
Un’ altra via alternativa in fase di valutazione è quella del cosiddetto “trattamento con virus modificati”: si iniettano nelle lesioni pancreatiche dei virus modificati che si integrano con la cellula neoplastica e che vengono trattate successivamente con antivirali.