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23 Maggio 2006

TUMORE DEL COLON, NEL LAZIO 10 NUOVI CASI OGNI GIORNO L’ISTITUTO REGINA ELENA INCONTRA I CITTADINI

Roma, 23 maggio 2006 – Domani, giovedì 25 maggio dalle 17,00 alle 19,30 presso il centro congressi Bastianelli dell’Istituto Regina Elena (IRE) di Roma (ingresso da via Ognibene 25, Mostacciano), vi sarà un incontro aperto a tutta la popolazione per fare il punto sulla ricerca, sulle nuove terapie antitumorali per il tumore del colon-retto, sulla prevenzione e sull’assistenza. Questo tumore colpisce ogni anno 3.500 cittadini tra Roma e Lazio, secondo le stime per il 2005 dell’Istituto Superiore di Sanità. “La ricerca ha portato a migliorare le speranze di guarigione – afferma il prof. Edmondo Terzoli, direttore della Divisione di Oncologia Medica C dell’IRE – un risultato che però non deve far abbassare la guardia: più del 50% dei tumori del colon, infatti, viene ancora diagnosticato in stadio avanzato, quando l’efficacia dei trattamenti diminuisce sensibilmente”. Per far fronte a questa situazione, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ha messo a punto una campagna di prevenzione e di informazione alla popolazione, che coinvolgerà gli oncologi, i medici di famiglia e le associazioni di volontariato in dieci città italiane, rappresentative di Nord, Centro e Sud. Per Roma l’incontro è appunto in programma giovedì 25 maggio all’IRE: a ingresso libero, è aperto alla cittadinanza ed affronterà in modo semplice e comprensibile a tutti alcune delle tematiche legate a questa neoplasia.

La prevenzione rimane una delle armi principali contro il carcinoma del colon retto. Ed è in questa direzione che l’AIOM sta lavorando: aumentare la conoscenza e la consapevolezza della popolazione, soprattutto dopo i 50 anni, età in cui si registra il 90% dell’incidenza, significa salvare centinaia di vite in più ogni anno. “Non tutti sanno infatti – spiega ancora il prof. Terzoli – che basterebbe per esempio aumentare di una porzione al giorno il consumo di verdura per far diminuire di un buon 20% il rischio di incorrere in questo tumore. O che una ricerca annuale del sangue occulto nelle feci dopo i 50 anni, abbinata ad una colonscopia ogni 10 anni, consente di individuare il 75% delle lesioni e di intervenire per tempo. Particolare attenzione in questo senso dovrebbero prestare le persone che presentano una familiarità: il rischio è doppio in chi ha avuto un parente di primo grado che ha sviluppato un carcinoma del colon retto dopo i 55 anni, triplicato se la diagnosi era stata fatta tra i 45 e i 55 anni, quadruplicato se il tumore è insorto prima dei 45 anni”. Se individuato nelle prime fasi, il carcinoma colorettale è infatti una malattia curabile. “Negli ultimi dieci anni – continua il prof. Terzoli – per nessuna terapia tumorale abbiamo assistito ad un progresso così importante. Oggi finalmente abbiamo a disposizione farmaci efficaci in grado addirittura di guarire i pazienti o, comunque, di tenere sotto controllo la malattia. Sappiamo, per esempio, che sottoporre il paziente alla chemioterapia dopo l’intervento di resezione del tumore aiuta a prevenirne la ricomparsa. E questo soprattutto in chi è a maggior rischio di recidiva, cioè in quei malati che presentano linfonodi infiltrati. Questo significa che se con il solo intervento chirurgico guariva la metà dei pazienti con linfonodi infiltrati, mentre l’altra metà presentava una recidiva o una metastasi entro i cinque anni successivi, l’aggiunta della chemioterapia ha consentito di guarire almeno 15 pazienti ogni 100 in più”. Al vecchio 5-fluorouracile, disponibile dagli anni 50, si sono recentemente aggiunte diverse molecole. Tra le più innovative la capecitabina, il cetuximab e il bevacizumab, che in monoterapia o in combinazione con altri farmaci, come l’oxaliplatino e l’irinotecan, hanno dato risultati significativi.
“Come detto – conclude Terzoli – il convegno del 25 maggio servirà per dialogare con i cittadini e per contribuire il più possibile a far comprendere l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce. E’ inoltre previsto uno spazio dedicato alle associazioni dei pazienti che racconteranno la propria esperienza”.
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