Roma, 6 febbraio 2009 – Presa di posizione dei presidenti Vittori e Monni sul provvedimento approvato al Senato
“I ginecologi non denunceranno. Questo provvedimento rischia di render ancor più compromessa la situazione di molte madri e dei loro figli. Persone che si trovano nella condizione di massima vulnerabilità e che devono poter contare su un’adeguata assistenza socio-sanitaria – questa la dichiarazione del prof. Giorgio Vittori, presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) e del prof. Giovanni Monni, presidente dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) in merito all’eliminazione del divieto di denuncia da parte del personale sanitario del Servizio Sanitario Nazionale nel caso di assistenza agli immigrati clandestini -. Questa norma, all’indomani della sua approvazione, ha già ottenuto il risultato negativo di spaventare chi si trova nel nostro Paese da clandestino e sarà un ottimo deterrente per scoraggiarli a rivolgersi al medico. Nonostante le nostre rassicurazioni. Nell’attuale situazione di “codice rosso” per tutto quanto attiene alle prestazioni “al femminile”, questo è inaccettabile.Gli immigrati regolari nel nostro Paese rappresentano il 5% della popolazione ma sono responsabili del 10% dei parti. È facile intuire come, anche fra la popolazione irregolare, vi siano molte donne, madri, bambini. Ogni medico ha giurato di curare allo stesso modo tutti i pazienti: non possiamo oggi permettere che ci siano malati “indesiderati”. Le implicazioni, soprattutto nell’assistenza alla maternità e all’infanzia, sono molteplici e pericolose. Si rischia il rifiuto per i pazienti che non possono pagare, i meno redditizi. Oppure ancora, in un’epoca di medicina difensiva, si apre la strada a più o meno velate “pressioni” di reciproca denuncia. Le nostre Società scientifiche hanno da sempre mostrato una particolare attenzione a cogliere i bisogni delle minoranze, con progetti specifici a favore delle donne immigrate, le più a rischio di gravidanze indesiderate e responsabili del 30% delle interruzioni di gravidanza in Italia. I proventi delle vendite del libro “Acrobate”, promosso dalla SIGO e in vendita nelle librerie, sono destinati ad esempio, proprio a progetti a loro favore. Invece di discriminare queste persone, spaventandole, il sistema dovrebbe impegnarsi per favorire il più possibile il loro inserimento”.