Cagliari, 8 ottobre – I farmacisti pubblici potrebbero così rilevare la spesa reale per ciascuna malattia
e fornire indicatori precisi. Contribuendo a coniugare risparmio ed equità
Curare tutti i pazienti colpiti da malattia cardiovascolare in Italia costa a ogni cittadino poco più di 78 euro all’anno. Mentre per la terapia dei tumori la spesa pro capite è di 8 euro l’anno. Questo secondo i dati Osmed 2009 del Ministero della salute. Le strutture sanitarie, e le regioni, dovranno controllare che i trattamenti non sforino questi limiti chiamati ‘costi standard’, ponendo così un argine alla crescita della spesa farmaceutica. E’ questo uno degli obiettivi principali del decreto per la sanità approvato ieri dal Consiglio dei ministri. “L’idea di valutare l’appropriatezza anche in termini di costi è essenziale – afferma Giovanna Scroccaro, coordinatrice dell’osservatorio nazionale della Società Italiana Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie (SIFO) il cui 31° congresso nazionale (SIFO) si chiude oggi a Cagliari con l’intervento del prof. Guido Rasi direttore dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) – però è difficile disporre di informazioni sulle prescrizioni soprattutto negli ospedali perchè questi vengono riportati nella cartella clinica del paziente, ancora spesso cartacea, e lì restano. Ma anche per la spesa territoriale non si hanno stime sicure sull’impiego dei farmaci, perchè vi sono regioni a più alto reddito dove i malati spesso comprano direttamente il farmaco con la prescrizione dello specialista saltando così la registrazione tramite ricetta del medico di famiglia, che è quella che viene registrata dal SSN. Per ottenere il dato preciso dei costi delle cure sia sul territorio che in ospedale, a largo raggio per tutta Italia, bisognerebbe che ogni prescrizione fosse registrata informaticamente assieme alla diagnosi. Ma soprattutto per determinare e applicare con equità i costi standard dovremmo disporre di indicatori precisi che correlino i farmaci con le patologie curate. “E’ giusto fare comparazioni per intervenire nelle aree dove c’è un consumo del farmaco eccessivo per una patologia – afferma Laura Fabrizio presidente SIFO – ma al nostro congresso esperti anche di altre discipline come l’economista Claudio Jommi e l’epidemiologo Paolo Bruzzi, hanno concordato sul fatto che gli attuali indicatori come le schede di dimissioni ospedaliere o i drg non consentono di rilevare l’appropriatezza e quindi di determinare costi standard reali per ogni patologia”. “In questo la SIFO è lungimirante perchè tende ad affrontare i problemi sul nascere – afferma Andrea Messori, vice presidente SIFO – se si pensa che nei prossimi anni potranno arrivare un centinaio di molecole innovative è essenziale, in questa fase di risorse limitate, contribuire ad utilizzarle al meglio facendo scelte basate sul rapporto costo-utilità e costo-efficacia. Il farmacista pubblico è in grado di dare un’informazione indipendente per innescare un circolo virtuoso delle prescrizioni appropriate, non giustificando una spesa maggiore per ottenere lo stesso risultato clinico.”
“E’ oggi necessario e prioritario assicurare ai pazienti di ogni regione la stessa qualità e quantità d’assistenza – afferma Pietro Finocchiaro, segretario nazionale SIFO – tenendo ben presente che a fronte di un certo costo deve esserci un riscontro in termini di risultati”. “ Gli indicatori farmaceutici – continua Giovanna Scroccaro – sono dei buoni descrittori dell’uso del farmaco, anche se in alcuni casi vanno verificati. Da questo punto di vista, la SIFO può sperimentare, studiare e testare sul campo nuovi e più efficienti indicatori dell’uso e di spesa del farmaco per patologia, fornendo modelli innovativi di raccolta e lettura dati. L’Italia ha un sistema sanitario tra i migliori del mondo che rimborsa a chi ne ha bisogno anche cure costosissime. Per poter continuare a farlo è necessario controllare che non ci siano sprechi. Solo se i farmaci vengono impiegati in modo appropriato si potrà garantire la cura migliore per tutti; se invece ad esempio si utilizzano farmaci costosi per pazienti che potevano ugualmente essere curati con medicinali più economici, quando giunge il malato a cui serve davvero il farmaco innovativo, forse non potremo darglielo, perchè avremo finito le risorse.” “Come SIFO – conclude il dott. Gian Carlo Taddei, direttore del dipartimento di farmacologia degli ospedali Riuniti di Bergamo – vogliamo contribuire a garantire, in una sanità federale con diversità di risorse disponibili, una uguaglianza di diritti per i cittadini”.