RICERCA ONCOLOGICA: UN ANNO RECORD PER ASTRAZENECA
“Attualmente siamo al secondo posto in termini di vendite di farmaci anti-tumorali – spiega il Dr. George Blackledge, vicepresidente e direttore medico dell’azienda – ma puntiamo a migliorare ancora grazie ad importanti investimenti [200 milioni di sterline, ndr] nella ricerca per la scoperta e lo sviluppo di nuove terapie per la cura del cancro”. A 25 anni dall’uscita del primo e tuttora più prescritto agente antitumorale, il Tamoxifen, utilizzato per il trattamento del cancro della mammella, l’azienda italiana si è infatti presentata al recente Congresso ASCO 2003 (American Society of Clinical Oncology) non solo raccogliendo i successi di un quarto di secolo investito in ricerca e sviluppo ma presentando anche alcune delle più importanti novità nel campo delle terapie oncologiche.
La scoperta di nuovi agenti citotossici e di strategie terapeutiche innovative (come i bersagli molecolari, l’angiogenesi e l’apoptosi) ha visto l’azienda lanciare farmaci complementari alle molecole ‘storiche’. È il caso dell’Anastrozolo – il primo degli ‘inibitori dell’aromatasi’, nuova classe di farmaci selettivi – somministrato a pazienti post-menopausa affette da carcinoma mammario avanzato. O del Gefitinib, primo tra gli inibitori dei recettori di fattori di crescita (EGFR, Epidermal Growth Factors Receptors), a somministrazione orale, approvato in Giappone, Stati Uniti e Australia per il trattamento del tumore del polmone non a piccole cellule e attualmente in valutazione in Europa. Insieme agli studi su nuovi agenti, AstraZeneca continua a svolgere ricerche anche sui trattamenti tradizionali per massimizzare il potenziale dei componenti e migliorare i risultati delle combinazioni possibili.
Buone notizie arrivano anche riguardo alla malattia localmente avanzata, dove sembra che i nuovi agenti diano risultati incoraggianti. Nel carcinoma mammario, le pazienti in stadio avanzato trattate con Fulvestran hanno riportato una mediana di sopravvivenza di 26,5 contro i 24,3 del trattamento standard.
“Il nostro obiettivo – sottolinea il vicepresidente AstraZeneca – è da sempre quello di colpire le cellule neoplastiche il più miratamente possibile e di limitare al massimo la tossicità. Offriamo farmaci che prolungano la sopravvivenza libera da malattia ma vogliamo anche che la qualità di quella sopravvivenza sia buona.”
La qualità di vita è stato proprio un tema chiave del congresso del Congresso ASCO di quest’anno. Tema però apparentemente difficile da sostenere, in epoca di attenzioni alla spesa farmaceutica. I farmaci innovativi, infatti, devono cercare di affermarsi nonostante costi a volte superiori agli agenti tradizionali. “I malati – conclude Blackledge – dovrebbero comunque avere accesso ai nuovi trattamenti, indipendentemente dal fatto che se li possano permettere. Negli Stati Uniti, un farmaco innovativo come il Gefitinib (conosciuto come Iressa) è stato messo a disposizione gratuitamente dalla nostra azienda”.
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