Il 28% di chi utilizza queste tecniche lo ha fatto decidendo da sola quale metodo usare, senza il consulto di un esperto. Tra le 15-19enni si arriva addirittura al 48%.
Bologna – Il 57% delle donne emiliane utilizza metodi contraccettivi, ma solo il 31% usa sistemi sicuri. L’Emilia Romagna risulta quindi al 4° posto nella graduatoria italiana, lontana dalla più ‘europea’ Lombardia che arriva al 71%. Con un paradosso, però: le emiliane in età fertile risultano molto informate sulle tecniche contraccettive con una buona conoscenza dei metodi più sicuri. La pillola viene considerata ottimale nell’84% dei casi. Eppure il loro utilizzo è ancora basso, anche se superiore al dato medio italiano. Esiste dunque un’apparente contraddizione tra la forte domanda di informazioni autorevoli e l’offerta insufficiente: il 28% di chi utilizza o ha utilizzato tecniche contraccettive lo ha fatto decidendo da sola quale metodo usare, senza consultare alcuno, nè ginecologo nè medico di famiglia. Addirittura tra le 15-19enni si arriva ad un clamoroso 48%. Sono questi i principali risultati di un indagine realizzata nell’ambito della campagna nazionale ‘Scegli Tu’ organizzata della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO). Indagine che si è svolta nel novembre 2004 tramite 1.200 interviste ‘on line’ e 800 interviste telefoniche a campioni rappresentativi delle nostre connazionali tra i 15 e i 45 anni, di cui 150 svolte in Emilia-Romagna.Il dato è stato diffuso oggi a Bologna in occasione del convegno “La pillola oggi: attualità in tema di controllo della fertilità”.
“La coscienza della necessità di praticare la contraccezione e il livello conoscitivo – spiega il prof. Stefano Venturoli, direttore della UO di Fisiopatologia della Riproduzione Umana all’Università degli Studi Policlinico S. Orsola Malpigli di Bologna – sono certamente elevati nella popolazione femminile della Regione. Ciò è dovuto ad un consolidato processo culturale e alla azione sociosanitaria che da anni avviene grazie all’impegno delle Istituzioni, quali l’Ente Regionale attraverso l’assistenza Consultoriale, l’Università mediante l’impegno costante per la ricerca e l’organizzazione di Corsi e Congressi, l’Ordine dei Medici e dei Farmacisti, sempre presenti. Negli ultimi anni si è tuttavia verificato un progressivo disimpegno, per le oggettive difficoltà che il settore Sanitario e quello Universitario stanno attraversando e per una disattenta reazione dei Medici Specialisti agli allarmismi sulle terapie ormonali in genere. È innegabile che si dovrebbe fare molto di più: garantire oggi un sistema informativo e conoscitivo di elevato livello e con grande penetranza divulgativa, coinvolgendo ed impegnando i ginecologi e i medici di famiglia, è quindi una encomiabile programma della SIGO, che sotto la guida della attuale Presidenza, si rende garante di una iniziativa di elevato spessore, in ambito contraccettivo”.
È comunque la pillola, secondo l’indagine, ad essere considerata ottimale tra i sistemi contraccettivi. Non solo, ma il 75% ritiene che dia un contributo positivo alla vita sessuale della coppia, la sua azione sul sistema ormonale é nota al 97%, così come il suo frequente contributo alla regolarizzazione del ciclo (95%), la sua impossibilità di proteggere dalle malattie a trasmissione sessuale (95%), la necessità del consiglio del medico e di esami specifici (95%), il contributo alla riduzione dei flussi abbondanti e dei dolori mestruali connessi (91%). Eppure il ricorso alla pillola non é certo elevato: solo il 31% delle 15-45enni la usa. In generale, é il quadro complessivo a non essere confortante: basti dire che su cento 15-45enni residenti in Emilia-Romagna 13 non hanno mai usato alcun metodo contraccettivo, 30 hanno smesso e solo 57 ne sono utilizzatrici attuali (sopra la media vi sono le 20-34enni, le diplomate e le laureate, le abitanti nelle città maggiori della regione): e questo 57% include anche le utilizzatrici di tecniche poco o per niente affidabili (basti dire che tuttora varie donne e il loro partner ricorrono al coito interrotto).
“Questo dato – continua il prof. Corrado Melega, direttore della U.O. di Ostetricia e Ginecologia Maternità Presidio Ospedaliero, Bellaria/Maggiore, Bologna – conferma che le donne dell’Emilia-Romagna hanno imparato a gestire correttamente anche i metodi “meno sicuri”. Il ricorso alla Legge 194 è nettamente diminuito e la natalità è rigorosamente programmata. Non credo quindi che ci sia molta disinformazione dal punto di vista dei ‘mezzi’ contraccettivi. Il problema dell’informazione riguarda semmai quel 20% di parti di donne straniere, sconosciute ai sondaggi, che in questi anni si sono trasferite nella nostra Regione. Su questa parte di popolazione femminile i dati sono preoccupanti…. In questo 20% si concentra infatti il 40% delle interruzioni volontarie di gravidanza di tutta la Regione. In quest’area c’è dunque ancora più bisogno di informazione”.
Un maggior ricorso alla “pillola”, ancora oggi poco utilizzata pur se giustamente considerata dalle donne il contraccettivo ottimale, è sicuramente auspicabile. “Una maggiore divulgazione e conoscenza dei suoi effetti benefici e dei vantaggi e delle corrette modalità d’uso contribuirà alla sua ottimale utilizzazione – continua il prof. Melega. – Tuttavia non credo che ci sia molta disinformazione dal punto di vista dei mezzi contraccettivi e della pillola in particolare. Semmai è poco nota proprio la sua innocuità. Sulla pillola infatti si è creato a volte un ‘alone di paura’ che investe non solo le utenti ma anche alcuni medici, per esempio gli oncologi, o i medici di famiglia, che ne fermano la prescrizione quando vedono un lieve aumento di colesterolo”.
Sarà quindi sempre più importante prevedere una assistenza contraccettiva personalizzata che venga avvertita dalla donne come “protettiva”, mirata ad eliminare gli effetti collaterali ed indesiderati, a minimizzare i rischi, a superare i falsi miti e credenze. “Questo – conclude il prof. Venturoli – potrà contribuire a limitare le interruzioni inappropriate della assunzione (elevatissime), a credere nelle tecniche più affidabili (ancora non diffusissime), ad allargare l’utenza (che rimane comunque a livelli molto bassi). Sono comunque sempre necessari una corretta programmazione anticoncezionale ed una aggiornata prescrizione dei Contraccettivi da parte dello specialista, il supporto assistenziale del medico di famiglia nella gestione della contraccezione oltre alla collaborativa sorveglianza dello specialista oncologo, con il cosciente e responsabile atteggiamento dei Media nei confronti delle notizie che si riferiscono alla salute”.