Roma, 17 dicembre 2010 – Il presidente Giorgio Vittori: “Per completare la rivoluzione ora è necessario intervenire sui rimborsi e i DRG”
“La riforma dei punti nascita è oggi una realtà, daremo il nostro pieno appoggio alle Istituzioni per renderla concreta in tempi brevi, a vantaggio della sicurezza di donne e bambini”. Il prof. Giorgio Vittori, presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), esprime a nome dei ginecologi italiani la massima soddisfazione per l’approvazione del piano nazionale di riordino del materno infantile licenziato ieri dalla Conferenza Stato Regioni. “Si tratta di 10 punti chiave per ridisegnare la mappa della nascita del nostro Paese, riconvertire i centri in modo che siano attrezzati e sicuri, favorire il parto naturale, garantire a tutti l’accesso all’analgesia epidurale, migliorare la formazione degli operatori e monitorare e verificare costantemente le attività – spiega Vittori -. La manovra incontra il favore della ginecologia perché ha ascoltato le nostre istanze e se n’è resa interprete. Siamo reduci da mesi intensi, che hanno portato alla ribalta nazionale, in maniera drammatica, le criticità del percorso nascita che da tempo erano note agli addetti ai lavori. Siamo certi che da qui si possa ripartire per rendere sempre più efficiente e completa l’assistenza. Questo piano rappresenta un’ottima premessa per un sistema più moderno e più adatto alle esigenze delle madri di oggi e una garanzia di maggiore serenità per noi ginecologi. Sarà necessario però vigilare fin d’ora soprattutto sull’applicazione degli ultimi due punti del piano, dove si prevede il monitoraggio e la verifica delle attività e l’Istituzione di una funzione di coordinamento permanente per il percorso nascita”. In occasione del Congresso nazionale SIGO, svoltosi a Milano dal 14 al 17 novembre, il Ministro Fazio aveva espresso la ferma volontà di rendere il “decalogo” immediatamente operativo, un impegno congiunto governo–enti locali, attraverso un cammino condiviso che vede i ginecologi protagonisti. “Resta un ulteriore passo – conclude Vittori -. La rivoluzione si compirà solo se si darà il giusto riconoscimento a tutte le fasi, dalla pianificazione familiare alla nascita. Per questo è indispensabile intervenire sui rimborsi. Il Drg per un’artroscopia vale circa 2.500 euro, quello di un parto normale varia dai 1.200 ai 2.000 euro. Tradotto: un menisco o un legamento oggi vale più di un bimbo e la sua mamma. Per non parlare del fatto che tutto questo penalizza pesantemente le “casse” degli ospedali. Se le prestazioni che riguardano l’ostetricia e la ginecologia non vengono rivalutate, per far quadrare i conti ci si troverà costretti a limitarle controllandone la quantità e diminuendo la qualità”.Fabrizio Fiorelli