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1 Settembre 2009

IL NUMERO VERDE DEL CUORE ITALIANO MODELLO PER L’EUROPA. I CARDIOLOGI: “L’ARMA VINCENTE? LA CORRETTA INFORMAZIONE”

Barcellona, 1 settembre 2009 – In sei mesi, il call center ha ricevuto oltre 1.300 chiamate. Più gettonate le domande sulla prevenzione. Il prof. Ferrari: “Così colmiamo un bisogno per troppo tempo inevaso”

Attivo da meno di sei mesi, il Numero verde del cuore ha già ricevuto oltre 1300 chiamate. La scommessa della Fondazione Anna Maria Sechi per il cuore, un punto di ascolto gratuito per pazienti e familiari, si è rivelata vincente. E oggi l’Europa guarda al caso italiano, presentato in occasione del Congresso Europeo di Cardiologia (ESC) in corso a Barcellona, come ad un pilota esportabile in altre nazioni. I punti di forza? La sinergia fra associazione e comunità scientifica e l’attenzione alla prevenzione. Un mix unico, reso possibile dalla figura di Roberto Ferrari, presidente della Fondazione Anna Maria Sechi per il cuore e dell’ESC, che celebra in questi giorni a Barcellona il suo congresso annuale. “Questo numero verde colma un bisogno tuttora inevaso, e i numeri lo dimostrano – afferma il prof. Ferrari – . Molti pazienti infatti sono anziani e non hanno la possibilità o le competenze per accedere ad internet. Trovare risposte esaustive, da parte di operatori competenti e a titolo gratuito, è una soluzione concreta. Uno strumento su cui investire: è paradossale che ad un infartuato venga offerta oggi la più sofisticata tecnica, ma non si sia in grado di attuare una politica utile per smettere di fumare e ridurre il colesterolo. Ho fortemente voluto il numero verde perché lo ritengo uno strumento indispensabile di questa strategia integrata di promozione della prevenzione”. Reso possibile grazie ad un educational grant di Medtronic Italia, è attivo tutti i giorni feriali dalle 15 alle 17, offre un servizio di ascolto e counselling. Chiamano soprattutto le donne nella fascia di età compresa tra i cinquanta e i sessanta anni: il loro rischio cardiovascolare infatti, aumenta negli anni successivi alla menopausa. Le principali richieste d’informazioni riguardano la prevenzione: che dieta seguire, quando e come praticare attività fisica, come smettere di fumare o combattere lo stress quotidiano. Molti chiedono di conoscere il recapito del reparto di cardiologia più vicino, segno della scarsa conoscenza, da parte dei cittadini, delle strutture mediche pubbliche che sembra più evidente nelle chiamate provenienti dalle regioni meridionali e insulari (circa il 40 % del totale). Crescono inoltre le richieste di chiarimenti e informazioni sui possibili rischi legati all’utilizzo di dispositivi elettronici come il pacemaker.
Il Numero Verde della Cardiologia rientra nel ben più ampio progetto di educazione, della Fondazione Anna Maria Secchi per il Cuore, che ha tra i fondatori personalità provenienti dal mondo della medicina e del giornalismo, è impegnata da diversi anni nella promozione e gestione di attività di istruzione e formazione nel campo delle malattie cardiovascolari. Nell’ultimo anno, oltre alla grande novità rappresentata dal primo e unico numero verde italiano interamente dedicato alla cardiologia, la FASC ha realizzato altri progetti sempre nell’abito della prevenzione delle patologie legate al cuore. Particolarmente importante e la collaborazione tra la fondazione e l’Università degli Studi di Ferrara, nel grande progetto “Ferrara città della Prevenzione” e l’attivazione del progetto “Il cuore al Centro” e del portale www.cuorealcentro.it . Un percorso integrato che prevede un utilizzo combinato di strumenti di informazione tradizionali (opuscoli, pubblicazioni, brochure) e di altri più innovativi. Colpisce che un utente su due fra quanti si sono rivolti al numero verde abbia trovato il recapito telefonico proprio grazie alla Rete tramite siti specializzati, newsletter, quotidiani e agenzie stampa on line. “Anche a livello europeo si intende attivare esperienze simili – conclude Roberto Ferrari – e, da italiano e presidente dei cardiologi del continente sono particolarmente orgoglioso che il nostro Paese faccia da apripista”.
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