A Roma fino al 9 novembre il III Congresso dell’Unione Italiana di Pneumologia
Roma, 8 novembre 2002 – Due studi pilota condotti su 80 volontari hanno dato risultati positivi. Il vaccino produce anticorpi contro la nicotina impedendole di raggiungere il cervello.E’ ben tollerato ma soprattutto è in grado di favorire la produzione di anticorpi contro la nicotina bloccando sia il meccanismo della dipendenza che dell’induzione al fumo. Secondo gli esperti statunitensi, che due settimane fa hanno chiuso il secondo studio pilota di fase 1 su 20 volontari, si tratta di un risultato estremamente importante, un passo decisivo per dimostrare che questo primo vaccino contro il fumo, come succede nell’animale da esperimento, impedisce alla nicotina di raggiungere il cervello anche nell’uomo. Già dopo una settimana il vaccino è in grado di indurre una buona risposta anticorpale che dura circa 60 giorni.Lo studio americano ha quindi confermato il dato emerso dal precedente trial, chiusosi a giugno in Gran Bretagna, e che aveva coinvolto 60 fumatori. L’annuncio è stato dato oggi all’Hotel Hilton di Roma, dove fino a sabato 9 si tiene il III Congresso nazionale dell’Unione Italiana di Pneumologia, che riunisce tutti i massimi esperti italiani della materia.
“La nicotina – spiega il prof. Walter Canonica, presidente del Congresso – agisce a livello cerebrale su recettori specifici, che causano il rilascio di neurotrasmettitori, come la dopamina, che sono coinvolte nel sistema premiante mesolimbico. Questo a sua volta controlla meccanismi importanti come la dipendenza e l’induzione del desiderio. Da qui l’idea di un vaccino che induca anticorpi anti-nicotina che blocchino la molecola nel sangue, impedendole di arrivare ai recettori. Studi nell’animale hanno mostrato che questo è possibile: l’immunizzazione attiva o passiva contro la nicotina riduce i suoi effetti farmacologici sia a livello periferico (cardiovascolare) che cerebrale”.
Certo è ancora presto per parlare di prossima commercializzazione, anche perché non sono ancora iniziati gli studi per verificarne l’efficacia nella cessazione del fumo, ma la via sembra segnata.
“L’ uso pratico che se ne potrà fare – sostiene il prof. Giovanni Viegi, Responsabile del Gruppo di epidemiologia ambientale polmonare dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa – dipenderà in gran parte dalla velocità di induzione della risposta, dalla sua entità e consistenza inter-individuale, dalla sua durata e dalla risposta a immunizzazioni ripetute: tutti dati questi che non sono desumibili dagli esperimenti fatti sugli animali. In ogni caso il vantaggio principale del vaccino – aggiunge Viegi – è che bloccando gli effetti della nicotina non si agisce solo sulla dipendenza (su cui peraltro disponiamo di farmaci ragionevolmente efficaci), ma anche su altri meccanismi di induzione e mantenimento dell’abitudine al fumo e, soprattutto, delle ricadute”. (Carlo Buffoli)