Il prof. Roberto Ferrari dell’Università di Ferrara sarà Presidente per il prossimo biennio. “La prevenzione è il mio primo obiettivo. Mai più frontiere per i medici”
Ferrara, 21 agosto 2008 – “La Società europea di cardiologia è il vero esempio dell’Europa unita che funziona, in grado di oltrepassare gli ostacoli che ancora bloccano la nascita dell’Europa politica. Possiamo dire che i cardiologi sono stati più bravi dei politici. E l’Italia nei prossimi due anni sarà il centro della cardiologia europea”. Roberto Ferrari, direttore della Clinica cardiologica dell’Università di Ferrara, è il primo italiano a ricoprire, a partire dal Congresso di Monaco di fine agosto fino al 2010, la carica di presidente della Società europea di cardiologia ( European Society of Cardiology – ESC), la più grande società scientifica al mondo. È l’intera Europa geografica che fa capo all’ESC: le 52 società scientifiche nazionali riunite nella federazione comprendono anche diversi Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e i 55.000 associati diventano più di 200.000 se si considerano le società affiliate (tra le altre, quelle di Argentina, Brasile, Messico, Indonesia, India e Sudafrica). “Nel prossimo biennio – spiega il prof. Ferrari – dedicherò tutte le mie energie all’attività di Presidente. Ho intenzione di impegnarmi per portare l’ESC più vicino alle diverse realtà locali. Parteciperò ai congressi nazionali per illustrare le nostre attività, scambiare idee e progetti con i responsabili locali e fare relazioni scientifiche sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari, tema a cui sono particolarmente legato. Inoltre, per rafforzare l’idea di federazione, renderò la leadership della società più aperta ai suggerimenti provenienti dall’esterno”. “Non dimentichiamo – continua il prof. Ferrari – il ruolo ‘politico’ dell’ESC, vera e propria Europa cardiologica: siamo stati capaci di far approvare dal Consiglio dei ministri europei una risoluzione sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari che diventerà legge negli Stati membri. Stiamo anche preparando un programma per permettere l’accreditamento e la rivalidazione del cardiologo europeo, particolarmente importante perché nei prossimi due anni entrerà in vigore il principio di libera circolazione dei medici in Europa. Ogni cardiologo potrà esercitare la professione in qualsiasi Paese europeo grazie al nostro accreditamento”.“In questi anni – conclude il prof. Ferrari – i miei interessi come ricercatore si sono focalizzati sullo scompenso cardiaco e la cardiopatia ischemica. La medicina è riuscita ad allungare la vita media dell’uomo di ben 8 anni negli ultimi decenni, sono stati fatti progressi enormi a cui la cardiologia ha contribuito in maniera determinante. Basti pensare che, in rapporto al totale degli 8 anni ‘guadagnati’, la cardiologia ha inciso per almeno 6 anni di vita, mentre l’oncologia solo per poco più di due mesi. È però necessario che il cittadino sia correttamente informato e conosca i rischi delle malattie cardiovascolari per poter seguire norme basilari di prevenzione: dieta mediterranea, attività fisica e stop al fumo”.
Laureato in medicina all’Università di Bologna, specializzato in cardiologia all’Università di Parma con un Ph.D. all’Università di Londra, il prof. Ferrari ha lavorato a Parma, Brescia e Ferrara. A Ferrara ha diretto la Scuola di Specialità di Cardiologia. Attualmente è direttore della prima scuola italiana per ricercatore clinico ed epidemiologico. Si occupa di cardiologia sperimentale in convenzione tra l’Università di Ferrara e la Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia. Sempre a Ferrara dirige un centro di coordinamento per trial clinici multicentrici internazionali. Dal 2004 al 2007 è stato presidente della sezione mondiale dell’International Society for Heart Research (ISHR). Ha fondato il working group dell’ESC sullo scompenso cardiaco e, sempre per l’ESC, è stato il responsabile dell’Association degli working group e dei programmi educazionali. L’ ESC infatti al proprio interno è articolata in cinque gruppi di lavoro, associazioni che si occupano di prevenzione, scompenso cardiaco, aritmie, cardiologia interventiva e imaging cardiologico. Vi sono inoltre 22 working group che studiano aspetti più specifici della cardiologia (ad esempio ipertensione polmonare, microcircolazione, cardiologia sperimentale).