giovedì, 30 marzo 2023
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12 Maggio 2003

TUMORI, IN CALO I VIAGGI DELLA SPERANZA ALL’ESTERO IN CRESCITA LE MIGRAZIONI TRA REGIONI DEL SUD

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Taormina, 12 maggio 2003 – Meno “viaggi della speranza” all’estero e aumento progressivo delle migrazioni interne, sia, come tradizione, verso i centri oncologici del Nord Italia sia, soprattutto, verso le Regioni limitrofe. Sono questi i dati più significativi dell’indagine promossa dall’AIOM per verificare la consistenza del fenomeno e, di conseguenza, avere il polso dello stato di salute dell’oncologia nel nostro Meridione. I dati sono stati presentati oggi al palazzo dei Congressi di Taormina, nella VII Conferenza nazionale dell’Associazione, che ha per tema le terapie integrate in oncologia. Ad essere prese in esame sono state le 4 principali regioni del sud – Campania, Puglia, Basilicata e Calabria – e le due isole.
Il primo dato che emerge con forza è il calo sensibile dei pazienti che ‘volano’ in Europa per farsi curare. I numeri più significativi sono quelli siciliani. Su un’incidenza di circa 20.000 persone colpite ogni anno da un tumore, nel 2000 sono stati solo 425 i malati isolani ricoverati in una struttura d’oltralpe; scesi a 305 nel 2001, con una diminuzione quindi del 30%, per arrivare a 259 lo scorso anno, con un ulteriore calo del 10%. Praticamente insignificante il numero dei pazienti con una neoplasia ematologica che precedentemente emigravano: 62 nel 2000; 4 in meno nel 2001; 37 complessivi nel 2002. Trend in calo anche per la chirurgia oncologica: nel 2000 sono stati 17 i siciliani ad aver scelto di recarsi all’estero per farsi operare; 24 nel 2001; soltanto 11 lo scorso anno. In leggera ascesa invece le migrazioni nelle altre regioni. Nel 2000 sono stati 1.148 i pazienti con un tumore ad abbandonare la Sicilia; 1.508 nel 2001 e 1.681 lo scorso anno. Lo stesso si è verificato per l’ematologia (361 nel 2000; 585 nel 2001; 577 nel 2002) e per la chirurgia oncologica (25 nel 2000; 51 nel 2001; 48 nel 2002). “Rispetto al passato si tratta di dati confortanti – commenta il prof. Vincenzo Adamo, presidente della Conferenza e professore all’Università di Messina – Ed è la conferma che dove esistono centri dove sono possibili una diagnostica di elevata qualità e un trattamento multidisciplinare i risultati non si discostano dalla media nazionale, l’esodo appare molto contenuto e la fiducia negli operatori sanitari mantenuta”.
“Il quadro dell’oncologia italiana è incoraggiante – afferma il prof. Francesco Cognetti, presidente dell’AIOM – Siamo ai vertici in Europa per guarigioni, con il 50% dei pazienti che superano la malattia, ma molto resta ancora da fare. Per questo chiediamo un’azione forte e incisiva a livello ministeriale e regionale perché le istituzioni tengano conto delle nostre indicazioni, in particolare sulla necessità di finanziamenti mirati per il miglioramento dell’esistente e l’inserimento di nuove strutture nell’ambito di una rete adeguata al territorio di riferimento”.
Da sottolineare il fenomeno degli “scambi” di pazienti tra Regioni confinanti, che gli esperti leggono come la dimostrazione di un’evoluzione complessiva al Sud e nelle Isole dell’oncologia e della medicina in generale. Tanto è vero che una buona fetta dei pazienti emigranti verso il Nord lo fa stimolata dai parenti che ci vivono e che, probabilmente, hanno pessimi ricordi della sanità meridionale. “Già oggi è invece evidente – afferma il prof. Francesco Di Costanzo, segretario nazionale dell’Associazione – come nell’organizzazione sanitaria le Regioni si stiano organizzando per distribuire al loro interno dei centri di particolare qualità per le patologie oncologiche rare. Rimane comunque la necessità di consolidare, rafforzare e migliorare l’esistente e sviluppare una rete oncologica che deve trovare negli eventuali centri di eccellenza non delle soluzioni ad affetto ma dei veri punti di riferimento”.
Per quanto riguarda questi scambi, emblematico è quello che accade in Basilicata. Nel caso specifico il dato si riferisce ai ricoveri per tutte le patologie: nel 2000 ci sono stati complessivamente 33.126 ricoveri fuori regione, mentre sono stati 11.770 i ricoveri in Basilicata provenienti da altre regioni. In uscita, i flussi migratori maggiori si sono registrati con la Puglia (15.884), la Campania (4.817) e il Lazio (2.885). Per trovare la prima regione del Nord – la Lombardia, con 2.206 ricoveri – si deve scendere al quarto posto della graduatoria. Solo 3 lucani hanno invece varcato i confini dell’Italia. Di contro, la Basilicata ha “accolto” 5.154 ricoveri dalla Campania; 2.421 dalla Calabria e 2.782 dalla Puglia.
Più marcata la cosiddetta “migrazione passiva” dalla Sardegna verso il Centro-Nord: sono stati 14.102 i ricoveri nel 2000 in Continente: di questi soltanto 1.887 in oncologia. 534 nelle strutture della Lombardia, 287 in quelle del Lazio, 192 in Liguria e 147 in Veneto.
I ricoveri per cause oncologiche in mobilità passiva dalla Campania costituiscono il 15% del totale. “Il che comporta – sostiene il prof. Gianni Bernando, tesoriere dell’AIOM – un’ingente diminuzione delle risorse regionali investibili in servizi sanitari, determinando così un’ulteriore disequità nord-sud”. Per quanto riguarda il dato complessivo, riferito al 1999, dalla Campania si sono registrati 13.303 ricoveri fuori regione per patologie oncologiche: 3.477 negli ospedali del Lazio; 2.758 in Lombardia; 1.476 in Puglia; 1.364 in Toscana e 1.169 in Emilia Romagna.
Per chiudere, un’annotazione sulle strutture. Come emerge dal Libro bianco i posti letto dedicati all’oncologia sono insufficienti: nel Meridione d’Italia, per ogni 100 mila abitanti vi sono solo 2,5 posti letto per ricovero ordinario contro i 5 del centro-nord; 2 posti letto in day hospital (4 al centro-nord); 1 oncologo contro 2; 2 infermieri professionali rispetto ai 5 del centro-nord.
Una struttura su due (53%) al Nord dispone di un reparto di cure palliative, che diventano circa una su tre al Sud-Isole (37%) e al Centro (32%). Centro invece, che con il 60% è la zona d’Italia dove si concentra il maggior numero di radioterapie (in aumento rispetto al passato), seguito dal Nord (47%) e dal Sud-isole (35%).

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