Strutture promosse in prevenzione, corsie preferenziali e diagnosi, ma ancora poca informazione sulle liste d’attesa e le riforme non liberano sufficienti risorse per nuove terapie
Roma, 4 maggio 2007– Quarantadue tra Aziende sanitarie locali e ospedaliere monitorate, dal Piemonte alla Sicilia, con una copertura quasi completa del territorio, per verificare l’assistenza sanitaria ai 260.000 italiani che ogni anno si ammalano di tumore: è la prima indagine nazionale condotta dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) con il contributo di Roche sui ‘Modelli gestionali’ i cui risultati, riuniti in 3 volumi, sono stati presentati oggi a Fiumicino ad un convegno con il patrocinio della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (FIASO). I dati, relativi in maggior parte al 2006, sono positivi su prevenzione e diagnosi: quasi dappertutto ormai in Italia si informa sui fattori di rischio come fumo e alimentazione (nel 94% delle aree indagate), ma anche, in un 30% di casi, su sedentarietà, inquinamento e pesticidi. Mammografia, pap test e corsie preferenziali diagnostiche per l’80% dei cittadini, però è ancora difficile sapere dove le liste d’attesa sono più brevi, informazioni fornita da 6 Asl e da 3 Aziende ospedaliere su 10 del campione. Sul fronte delle cure, nonostante negli ultimi 2 anni nel 70% di Aziende ospedaliere e Regioni siano stati adottati provvedimenti su appropriatezza e razionalizzazione, l’esito di tale riforme è giudicato non ancora ottimale da più della metà (53%) dei direttori di oncologia e solo in 4 strutture su 10 i risparmi in termini di spesa sono andati a favore delle terapie innovative. “L’obiettivo della ricerca – spiega il prof. Emilio Bajetta, Presidente AIOM – è evidenziare modalità, ‘best practice’ e aree di miglioramento nella gestione e nell’organizzazione, per supportare i decisori sanitari nella programmazione di interventi mirati ed efficaci e nell’ottimizzazione di ogni step del processo e/o di singole attività di assistenza sanitaria oncologica”. “In questo lavoro – precisa Carmelo Iacono, responsabile del gruppo di studio AIOM ‘Stato e qualità dell’oncologia in Italia’ – troviamo risposte a quesiti fondamentali, ad esempio se le strutture forniscono informazioni ai cittadini, se esiste un medico di riferimento che segue i pazienti lungo tutto l’arco della cura, se i servizi di supporto e palliazione sono nella stessa struttura che effettua diagnosi e cura, ponendo così al centro delle nostre attenzioni il malato e le sue esigenze; ricaviamo inoltre indicazioni sui migliori modelli organizzativi adottati in alcune realtà sanitarie e che quindi vengono riproposti alle altre Aziende.”
Come emerge ancora dall’analisi AIOM, oggi tutte le Aziende ospedaliere sono in grado di assicurare servizi di chemioterapia (così come tutte le Asl), l’85% la radioterapia (il 64% delle Asl), 8 su 10 le cure riabilitative (il 64% delle Asl). Il supporto psicologico per chi deve fare terapia anti-tumorale è disponibile in 9 ospedali su 10 e nel 45% delle Asl. Però solo il 35% delle Aziende ospedaliere offre corretto supporto informativo relativo ai servizi di terapia (e alle liste d’attesa) sul territorio oltre alla propria struttura, e solo in rari casi tale informazione integrata è offerta dalle Asl. In compenso, per quanto riguarda la diagnosi precoce che consente, se del caso, di iniziare la terapia al più presto, il 70% delle Aziende ospedaliere monitora le liste d’attesa dei cittadini trovati positivi ad uno screening.
Per quanto riguarda invece le cure palliative, l’Hospice, struttura dedicata alla cura dei pazienti terminali, è attivo nel 65% delle Aziende ospedaliere e nel 38% delle Asl: dove non c’è, la scelta più frequente è il ricovero ospedaliero (però non dedicato solo a pazienti oncologici) o l’assistenza domiciliare integrata (Adi), attiva in 9 Asl e in 8 Aziende ospedaliere su 10. Nell’85% degli ospedali e nel 75% delle Asl nell’Adi oncologica è coinvolto il medico di famiglia, in poco più della metà dei casi (55-56%) è disponibile anche lo psicologo. Sempre quando l’hospice non c’è, in regime di assistenza a domicilio nelle Aziende ospedaliere quasi sempre (95% dei casi) si gestiscono anche le cure anti-dolore (nel 75% delle Asl), anche se il palliativista, specialista dedicato a tale compito, non è però sempre presente (lo è in 6 Asl e 6 Aziende ospedaliere su 10).
“La ricerca ‘Modelli gestionali in oncologia’ – conclude il prof. Bajetta – è parte integrante del progetto AIOM che comprende il Libro Bianco, terzo censimento nazionale delle Unità di oncologia medica in Italia. L’AIOM è così l’unica società scientifica ad aver sviluppato, accanto alle sue attività prettamente scientifiche un tale progetto integrato di censimento e conoscenza”.