In Italia 564mila uomini vivono con la neoplasia e il 63% può essere considerato guarito. Francesco De Lorenzo: “Diagnosi precoci e cure innovative fondamentali per garantire una maggiore aspettativa e qualità di vita. È poi necessario un approccio che preveda la collaborazione di diversi specialisti”
Roma, 20 maggio 2023 – Secondo i dati AIOM “I numeri del cancro” del 2022, in Italia il tumore alla prostata corrisponde al 19,8% di tutti i tumori maschili ed è il più diffuso tra gli uomini, con 564 mila pazienti registrati, 40.500/ anno nuove diagnosi, 7.200 decessi/anno, 91% di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi e 7 milioni di uomini dai 55 anni in su, che potenzialmente potranno ricevere una diagnosi di tumore alla prostata. Negli ultimi decenni sono aumentati i casi di tumore alla prostata e ciò principalmente perché sono stati sempre più affinati gli strumenti che sono in grado di portare ad una diagnosi precoce di questa patologia. Nonostante però l’aumento dell’incidenza, si registra una diminuzione della sua mortalità, a dimostrazione che una diagnosi precoce oltre a portare a una possibile guarigione, favorisce una più corretta e facile gestione della malattia. A differenza di altri tumori, per il cancro alla prostata esistono più alternative di cura. Caso per caso possono offrire al paziente probabilità di trattamento ottimale con diversi effetti collaterali.
Diventa quindi fondamentale la scelta condivisa medico paziente.
“Diagnosi precoci e trattamenti innovativi – sottolinea il prof. Francesco De Lorenzo, Presidente FAVO – sono fondamentali per riuscire a garantire una maggiore aspettativa di vita ai pazienti. La ricerca scientifica ha infatti reso disponibili nuovi ed efficaci strumenti ai clinici. Va tuttavia incentivata la multidisciplinarietà e quindi la collaborazione strutturale tra diversi specialisti. Rimane questo l’approccio migliore nel contrasto a tutte le forme di tumore urologico”.
Per il tumore alla prostata, aggiunge Maria Laura De Cristofaro, presidente di Europa Uomo Italia, chiediamo che le istituzioni nazionali e locali si mobilitino accanto alle associazioni di pazienti, come accade per il tumore al seno, per promuovere e sostenere diagnosi precoce e approccio multidisciplinare, cruciali per l’efficacia delle cure e per migliorare la qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari.
I sondaggi EUPROMS 1 e 2 sulla Qualità della vita dei pazienti di Tumore alla Prostata – dichiara
l’Ing. Cosimo Pieri, Segretario Generale Europa Uomo Italia Onlus e membro del board di Europa Uomo Europa – sono stati in assoluto i Primi Sondaggi dai Pazienti per i Pazienti, con criteri scientifici, organizzati da Europa Uomo Europa per conto di tutte le 27 associazioni nazionali, per avere ancora più chiare le necessità dei pazienti da indicare al mondo governativo hanno evidenziato tre principali messaggi chiave: 1. La Sorveglianza Attiva deve essere presa in considerazione come primo trattamento per garantire la migliore qualità della vita (se nei limiti di sicurezza medici per lo specifico caso); 2. La Diagnosi Precoce è essenziale; 3. Necessità di centri oncologici con team multidisciplinari.
In Italia la radioterapia risulta sottoutilizzata contro il tumore della prostata. Si calcola che solo un paziente su quattro riceve questa tipologia di trattamento che può curare, o anche cronicizzare, la neoplasia. Lo scarso ricorso alla terapia può essere dovuto ad alcune difficoltà logistiche come i tempi d’attesa molto lunghi o l’eccessiva distanza dall’ospedale. Oppure dal mancato approccio multidisciplinare al paziente interessato dal tumore maschile più diffuso e frequente nel nostro Paese. È quanto si legge in un capitolo del 15° Rapporto sulla Condizione Assistenziale dei Malati Oncologici, presentato nell’ambito della XVIII Giornata Nazionale del Malato Oncologico promossa da FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia).
“La radioterapia di alta precisione offre al paziente trattamenti sicuri, veloci ed efficaci e con un rapporto tra costo e beneficio molto favorevole – aggiunge la prof.ssa Barbara Jereczek, Direttore della Divisione di Radioterapia presso l’IEO di Milano -. Negli ultimi anni abbiamo visto un grande sviluppo tecnologico che ne ha migliorato in modo significativo il profilo della tossicità. Rappresenta senza dubbio una premessa per il continuo perfezionamento delle cure nel trattamento del tumore prostatico. È inoltre indicata in tutte le fasi della patologia e può essere utilizzata da sola o associata ad altre modalità terapeutiche. Proprio il suo frequente utilizzo in combinazione ad altre terapie rende necessaria la multidisciplinarietà che consente una selezione migliore delle terapie e favorisce anche il dialogo con il paziente”.
“Il cancro alla prostata è una malattia molto complessa e per questo richiede la collaborazione di più specialisti – sostiene il prof. Massimo Di Maio, Segretario Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica/AIOM -. Per quanto riguarda le terapie farmacologiche, anche se più lentamente rispetto ad altri tumori, si sta assistendo a progressi nella direzione della “medicina di precisione”. Stiamo procedendo verso una maggiore caratterizzazione delle alterazioni molecolari presenti nelle cellule tumorali. Così potremo prevedere quali farmaci possono funzionare e quali no, cosa che oggi purtroppo non sappiamo fare in maniera ottimale. Altro aspetto da considerare è la crescente attenzione che dobbiamo prestare alla qualità di vita dei pazienti. Questa è determinata non solo dal controllo della patologia e dei suoi sintomi ma anche dagli effetti collaterali dei trattamenti. Il percorso di malattia, anche in stadio avanzato, grazie all’efficacia dei trattamenti può durare molti anni e non è possibile prescindere da considerare anche questi aspetti. Più recentemente va segnalato un interessante risultato nell’ambito dei trattamenti innovativi per la malattia avanzata: la teranostica (“terapia + diagnostica”), che rappresenta l‘integrazione di un metodo diagnostico con uno specifico intervento terapeutico, basato sull’impiego di un ligando radioattivo che va a colpire selettivamente le cellule tumorali”.
La disponibilità di queste nuove terapie e delle innovazioni scientifiche si accompagna a una crescente attenzione alla qualità di vita dei pazienti, che è determinata non solo dal controllo della malattia e dei suoi sintomi, ma anche dagli effetti collaterali associati ai trattamenti. Il percorso di un paziente con tumore della prostata, anche se in stadio avanzato, può durare anni, e non è possibile prescindere dall’attenzione alla sua qualità di vita.