Bologna, 18 marzo 2009 – Al via lo studio internazionale EMD 121974-011 su una molecola innovativa. Coordinatrice per l’Italia la dr. Alba Brandes del Bellaria-Maggiore di Bologna
E’ partita dal capoluogo emiliano la nuova sfida terapeutica contro il glioblastoma: l’Unità Operativa diretta dalla Dott.ssa Brandes è il primo Centro al mondo a iniziare la sperimentazione che coinvolgerà le più prestigiose strutture che si occupano del trattamento delle neoplasie cerebrali con un farmaco, chiamato cilengitide, una nuova sostanza anti-cancro che può bloccare la crescita tumorale diminuendo l’apporto di sangue.Uno stop alle ‘vie di alimentazione’ del tumore, ma anche una azione diretta contro le cellule neoplastiche. Funziona così cilengitide, sostanza in grado di inibire alcune proteine, chiamate integrine, che agevolano la formazione di nuovi vasi sanguigni all’interno del tumore portando nutrimento ed ossigeno necessari alla crescita neoplastica, e di bloccare la capacità di invadere il cervello da parte delle cellule del glioblastoma. Ora verrà utilizzato per la prima volta nel nostro paese nell’ambito di un trial clinico di fase III condotto sotto l’egida dell’EORTC (European Organisation for Research and Treatment of Cancer). “Questo trattamento innovativo verrà associato a quelli chemio radioterapici (temozolomide più radioterapia) già utilizzati in modo da affamare il tumore e renderlo più debole di fronte alle terapie ‘classiche’ – spiega la dott.ssa Alba Brandes, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica dell’Ospedale Bellaria-Maggiore di Bologna. Questo studio, partito recentemente, prevede che il tumore, immediatamente dopo l’intervento chirurgico, venga valutato a livello centralizzato in Europa, in termini di caratteristiche genetiche ed in particolare per lo stato di metilazione di un gene chiamato MGMT. I pazienti saranno divisi in due gruppi, uno ‘di controllo’ sottoposto a chemio-radioterapia standard (per 8 mesi), uno ‘di trattamento’ ovvero la stessa chemio-radioterapia standard cui viene aggiunta cilengitide per 18 mesi. Ogni 2-3 mesi i pazienti saranno sottoposti ad una Risonanza Magnetica Cerebrale. Per consentire al medico di decidere sulla base della risposta ottenuta al trattamento il proseguimento della terapia”. La precocità della valutazione del tipo di paziente, se portatore o no del gene metilato, è un elemento di fondamentale importanza. “Si deve immediatamente poter analizzare le caratteristiche genetiche del tessuto tumorale ottenuto dall’intervento – continua la dott.ssa Brandes – prima dell’inizio della terapia sperimentale”.
La dott.ssa Brandes è la coordinatrice per l’Italia di questo studio mondiale che potrebbe rappresentare un importante passo avanti nella lotta a questo tipo di tumore: la studiosa italiana è tra i massimi esperti mondiali di tumori del cervello, membro dell’EORTC e presidente del GICNO (Gruppo Italiano Cooperativo di neuro-oncologia).