Uno studio condotto a Milano, Roma e Torino conferma: ridurre di soli
5 microgrammi l’inquinamento di PM10 salva ogni anno 1500 vite
Milano, 7 ottobre 2004 – Cinquemila vite risparmiate ogni anno riducendo di soli 5 microgrammi al metrocubo l’inquinamento da PM10, le polveri sottili provocate dalle automobili (per il 70%) e impianti di riscaldamento. Lo conferma lo studio APHEIS (Air Pollution and Health: a European Information System) condotto su un campione di 32 milioni di cittadini residenti in 26 città europee, tra cui Roma, Milano e Torino. “Ciò significa – spiega il prof. Giuseppe Girbino, presidente della Simer, la Società Italiana di Medicina Respiratoria, che quest’anno organizza il congresso della pneumologia) – che solo in queste tre città italiane si potrebbero evitare 1500 decessi annui per malattie respiratorie. Un piccolo paese che, se esteso a livello nazionale, diventa un esercito di uomini e donne che potrebbero essere salvate solo riducendo il numero di auto circolanti nelle nostre città. Con un piccolo sforzo, se si calcola che la soglia di allarme, quella che per esempio fa scattare il blocco del traffico nei centri urbani, è di 50 microgrammi al metrocubo ripetuto per tre giornate consecutive”. L’inquinamento da polveri fini nell’ambiente urbano è in costante aumento e responsabile ogni anno di circa 100 mila morti (e 725 mila anni di vita persi) nella sola Europa e rappresenta secondo l’OMS il principale fattore di rischio ambientale, complessivamente l’ottava causa di morte. Ad essere messe sotto pressione sono naturalmente le nostre vie respiratorie, indebolite spesso anche dal fumo di sigaretta. Pressione che diventa ogni giorno sempre più grave, come denunciano gli esperti riuniti nel V Congresso Nazionale dell’UIP (Unione Italiana per la Pneumologia), in corso alla Fiera di Milano fino al 9 ottobre.
“Ad allarmare – aggiunge Girbino – non è solo il problema delle polveri sottili: sono anche le correlazioni tra i vari inquinanti L’organismo è infatti esposto a diversi agenti inquinanti, che interagiscono tra di loro ed esercitano effetti non tanto additivi quanto moltiplicativi. Per questo motivo è possibile, per esempio, misurare l’effetto del benzene prendendo in considerazione i valori di ozono: esiste infatti una correlazione precisa e dimostrata tra i livelli di idrocarburi policiclici nell’aria e la quantità dell’ozono, causato dall’effetto serra”. E dove vada a colpire quest’aria malsana è piuttosto ovvio. Se non è ancora completamente chiara l’influenza sullo sviluppo dell’asma, certa è la correlazione con la broncopneumopatia cronico ostruttiva (Bpco) e con il tumore del polmone.
“Nei prossimi 10 anni – spiega il prof. Vincenzo Fogliani, presidente dell’UIP – proprio a causa dell’inquinamento atmosferico e del fumo di tabacco la prevalenza della Bpco aumenterà del 50% negli uomini e addirittura del 130% nelle donne. Inoltre, una proiezione sulle variazioni di incidenza delle principali cause di morte vede la Bpco al primo posto nel 2020”. Bpco ma anche tumore ai polmoni. “L’OMS – sottolinea la dr.ssa. Annamaria Moretti, presidente dell’AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – definisce il carcinoma polmonare una ‘malattia a proporzione epidemica’: è infatti al primo posto fra le cause di morte per neoplasia in gran parte del mondo, responsabile in Europa del 29% dei decessi”.
Affrontare e magari aiutare a risolvere il problema inquinamento non è davvero semplice, e richiede dibattito e decisioni che coinvolgano le Istituzioni, i medici, gli specialisti e i cittadini.
Il congresso nazionale UIP costituisce un’ottima occasione per affrontare a 360 gradi questa delicata questione “É necessario – afferma il prof. Mario De Palma, presidente della Federazione Italiana contro le Malattie Polmonari Sociali e la Tubercolosi (Fimpst) – rinnovare un segnale di allarme alle Autorità e all’opinione pubblica affinché si prendano misure appropriate”. Certamente contro l’inquinamento, ma anche per sviluppare una adeguata prevenzione e diagnosi precoce delle malattie respiratorie associate. “Ogni anno – aggiunge De Palma – migliaia di adulti, anziani ma anche bambini lasciano il lavoro, la scuola e le loro abitudini per lunghi periodi a causa di malattie broncopolmonari che, spesso per ritardi di diagnosi e di terapia, per scarsità di prevenzione, possono diventare croniche ed evolutive con conseguenze negative sulla qualità di vita”.
Sotto accusa sempre di più anche il fumo di sigaretta: nonostante le campagne, gli appelli, la certezza che questo vizio provoca il cancro, i giovani continuano a fumare. “Anzi – conclude Girbino – sta aumentando la percentuale di ragazzi, mentre si conferma il dato di 14 milioni di italiani con questo vizio, responsabile ogni anno di 80 mila morti”.